Sequestrati abiti, cellulari e scarpe “made in Italy”. Ma erano cinesi…
La guardia di finanza di Rieti, nell’ambito di un’indagine dedicata alla tutela del “made in Italy”, ha sequestrato in un bazar del capoluogo reatino di recente apertura oltre 10.000 prodotti di varia natura contraffatti o sprovvisti del marchio Ce, come detergenti, materiale per la telefonia mobile, calcolatrici, articoli elettrici, tessili, abbigliamento, scarpe e stivali. Il legale rappresentante della ditta, un quarantasettenne di origine cinese, è stato denunciato per vendita di prodotti con segni mendaci e frode nell’esercizio del commercio e sanzionato con una multa di 280 mila euro. La merce scoperta dalle fiamme gialle in alcuni casi era sprovvista del marchio della Comunità europea, nonché delle etichettature minime previste, in altri casi riportava il marchio Ce contraffatto o la falsa dicitura “made in Italy”.
A Milano le grandi firme erano “Made in China”
La cronaca riporta periodicamente episodi di prodotti contraffatti distribuiti in larga scala. Mercoledì scorso le Fiamme gialle hanno arrestato a Milano nove persone che importavano dalla Cina scarpe e capi di abbigliamento contraffatti, destinati a essere rivenduti sul mercato italiano. Gli articoli contraffatti erano Made in China e importati in Italia all’interno di container, e la documentazione doganale veniva falsificata per celare il Paese d’origine dei prodotti. Nel corso delle indagini la Guardia di Finanza ha sequestrato in totale 48.500 capi contraffatti che portavano le etichette di noti marchi tra i quali Nike, Moncler, Woolrich, Tod’s.
Un danno da 6,5 miliardi di euro
Secondo uno studio realizzato dal Comando Unità Speciali della Guardia di Finanza e dallo studio legale Trevisan&Cuonzo, tra il 2008 e il 2013 Gdf e Agenzia delle Dogane hanno eseguito circa 100mila sequestri e confiscato circa 335 milioni di prodotti, per un valore complessivo stimato in oltre 3,8 miliardi di euro. Non c’e’ settore merceologico che non abbia trovato almeno un tarocco, dai pennarelli destinati ai banchi di scuola ai prodotti per l’igiene quotidiana, dalle scarpe e magliette dei brand piu’ lussuosi agli autoricambi, dai detersivi ai collanti, ai giocattoli per finire ai farmaci, ai prodotti agroalimentari e digitali. In totale ammonta a circa 6,5 miliardi di euro il fatturato del mercato della contraffazione in Italia. Con quella cifra il governo avrebbe pagato il «bonus Renzi», che mediamente ha diminuito di 80 euro le tasse dei lavoratori dipendenti a basso reddito ed è costato 6,6 miliardi di euro. Il danno della contraffazione, secondo il dossier della Gdf, comporta inoltre una perdita di posti di lavoro stimata in 105mila unità.