Il Senato più “snello” è un bluff: intanto ha fatto 16 nuove nomine
Il Senato che dovrebbe essere in via di smantellamento non esita a deliberare su un pacchetto di 16 nomine interne. Sono stati infatti scelti tre vicesegretari generali e tredici capiservizio, usando il metodo lottizzatorio (questo a te e quello a me) che caratterizza la partitocrazia da mezzo secolo. Altro difetto di “stile”: le nomine sono arrivate sul tavolo “fuori sacco” perché la riunione che le ha deliberate era stata convocata ad altri scopi. Questa, almeno, è stata la denuncia del questore Laura Bottici, parlamentare dei Cinquestelle.
Funzionari scavalcati?
Del caso si occupa oggi il Corriere, sottolineando che i tre vicesegretari generali – Alfonso Sandomenico, Giovanni Orsini e Federico Toniato – sono stati scelti col solito “bilancino politico”. Una delle figure scelte, ossia Federico Toniato, giovane funzionario già vicesegretario generale di palazzo Chigi con Mario Monti, e voluto dal segretario generale di Palazzo Madama Elisabetta Serafin, avrebbe scontentato il capogruppo del Pd Luigi Zanda secondo cui al posto di Toniato ci sarebbero stati funzionari altrettanto meritevoli e competeneti che così sono stati di fatto scavalcati.
Una fretta ingiustificata
Ma non è il singolo curriculum a preoccupare bensì il fatto che nel momento in cui Palazzo Madama si appresta a trasformarsi in un organismo più snello non si intende però rinunciare a rinfoltire un organigramma che avrà tra breve differenti funzioni e finalità. Come mai tanta fretta? Non sarebbe stato più opportuno attendere l’iter della riforma prima di elargire ulteriori prebende?