No al Jobs Act, Renzi prepara una “black list” di non rincandidabili
Si inasprisce il contrasto all’interno del Pd, dopo il voto alla Camera sul Jobs Act e il dissenso reso manifesto con l’uscita dall’aula di una quarantina di deputati del gruppo. Il clima tra renziani e dissidenti è sempre più pesante. Con i primi che accusano i secondi di fare le primedonne e questi ultimi che non accennano ad un minimo di autocritica. Anzi, come suol dirsi, volano gli stracci. In un botta e risposta serrato , via Facebook, tra Gianni Cuperlo e Matteo Orfini, i due se le cantano senza remora alcuna. Ad avviare lo scambio epistolare alcune frasi del presidente del Pd che ha definito i colleghi delle “primedonne, vittime di protagonismo a fini di posizionamento interno”.
Duro scambio di accuse
Risponde Cuperlo ad Orfini:”Sono impressionato dal tono e dal merito di queste frasi”. Il leader di Sinistradem, tra l’altro, parla di “una scelta che a tanti è costata, e non poco” e di “donne e uomini con le loro convinzioni e la loro coerenza”. Poi Cuperlo punta il dito direttamente su Orfini. ” Che peccato, caro Matteo. Sono stato anch’io per qualche settimana presidente della nostra assemblea. Poi ho lasciato quel posto per ragioni che sai. Qualche mese dopo un capo della tua corrente è venuto a chiedermi di non ostacolare la tua candidatura allo stesso incarico”.
L’idea di ulteriori strappi
E ancora. “Ti ho votato come presidente del nostro partito. Che dovrebbe essere una figura di garanzia verso tutti. Personalmente non mi sognerei mai di dire che la posizione di altre e di altri, tra di noi, quando si esprime sul merito del provvedimento o di una legge risponde ad altre logiche che non siano quelle dichiarate”. Cuperlo difende a spada tratta i parlamentari dissidenti, ognuno dei quali, scrive, “ha una biografia, risponde alla sua comunità politica e di territorio”. Parole che non fanno deflettere Orfini dal giudicare “un grave errore” il non voto dei deputati Pd al Jobs act. “Se tutti ci comportassimo come avete fatto voi – risponde a Cuperlo, rincarando la dose di veleno – questo partito diventerebbe uno spazio politico e non un soggetto politico. E non durerebbe a lungo”. Insomma, tra frasi sibilline e aperte accuse, all’interno del Partito democratico, si sta consumando una vera e propria resa dei conti. Con i renziani che non disdegnano di stilare liste di proscrizioni per i non allineati, e questi ultimi che minacciano strappi ulteriori, come ha esplicitamente fatto intendere, in una intervista al Corriere della Sera, Rosy Bindi, secondo la quale, se il Pd non cambia, ci sarà bisogno di una nuova forza.