Negli ultimi 18 anni le tasse sono aumentate il doppio dei redditi

29 Nov 2014 10:25 - di Bianca Conte

Altro che 80 euro. Altro che bonus bebè: ce ne è da recuperare per le famiglie italiane prima di poter rientrare delle perdite fin qui subite. Prima di poter tirare un sospiro di sollievo dopo gli ultimi anni soprattutto, in cui si sono ritrovate costrette dalla recessione internazionale e dalla pressione fiscale imposta dagli ultimi governi – con qualche sporadica eccezione – a tirare la cinghia e cambiare l’ordine delle priorità. A ricordarcelo, una volta di più, questa volta è anche un report sul fisco della Cgia di Mestre in base al quale per i contribuenti di casa nostra le tasse sono cresciute il doppio dei redditi tra il 1995 e il 2013. In questo arco di tempo il prelievo fiscale medio sulle famiglie è aumentato del 40%; i redditi nominali, invece, del 19%. O meglio, per la Cgia sulle famiglie grava un carico fiscale medio annuo di oltre 15.300 euro.

La ricerca della Cgia di Mestre

Dunque, nel dettaglio dell’amaro resoconto proposto dall’associazione nello spazio di diciotto anni, tra il 1995 e il 2013 il peso delle tasse, delle imposte, dei tributi e dei contributi previdenziali è aumentato di oltre 4.400 euro (+40,4%): una crescita più che doppia rispetto a quella fatta registrare dal reddito nominale netto medio disponibile, fermatasi al +19,1%. Purtroppo peraltro il trend dei redditi cambia completamente segno se si depura l’inflazione dal reddito disponibile: sempre nello stesso arco temporale, il reddito reale, ovvero il potere d’acquisto, è crollato, per la Cgia, del 19%. Dati sconfortanti, quelli elencati, che  fotografano un quadro di complessiva criticità per i quasi 26 milioni di famiglie italiane, a cui l’avvento della crisi ha poi dato il colpo di grazia.

Nella morsa della recessione tra inflazione e disoccupazione

Dal 2007 (ultimo anno pre-crisi) al 2013, nonostante il peso fiscale sia leggermente diminuito registrando nell’ultimo anno addirittura una contrazione di 325 euro a seguito anche dell‘abolizione dell’Imu sulla prima casa, il reddito disponibile netto ha subìto comunque una «sforbiciata» di quasi 3000 euro. Un amaro bilancio che non può che portare alla conlcusione che, con troppe tasse e meno soldi a disposizione, tra il 2007 e il 2013 i consumi delle famiglie al netto dell’inflazione hanno subìto una caduta verticale quantificata dall’indagine Cgia in un dato numerico, -13,4% che, in termini assoluti, equivalgono ad una contrazione media della spesa per ciascuna famiglia italiana di quasi 5.500 euro. Elementi che, per la Cgia, vanno raccordati anche alla riduzione del reddito disponibile, ascrivibile anche all’aumento del tasso della disoccupazione: basti pensare che tra il 2007 e i primi 9 mesi di quest’anno il problema occupazionale ha più che raddoppiato la sua portata negativa, e se sette anni fa era al 6,1%, ora è al 12,6%. Valori e calcoli percentuali che solo in parte riescono a tradurre la portata di una crisi sempre più radicata nel terreno sociale. Sempre più penalizzante per le famiglie di casa nostra.

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