Ecco i 5 motivi per cui Napolitano sbatte la porta e si dimette

11 Nov 2014 17:16 - di Oreste Martino

Come anticipato da Stefano Folli su Repubblica il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha deciso di rassegnare le dimissioni, interrompendo con un anticipo di cinque anni il suo secondo mandato al Quirinale. Sin dall’accettazione della proposta di rielezione il capo dello Stato aveva fatto intendere che il suo sarebbe stato un mandato a termine, ma non c’è dubbio che adesso ci troviamo dinanzi ad un’accelerazione dovute a cinque motivi.

1) La stanchezza dei 90 anni

Napolitano nel 2015 compirà 90 anni ed è oggettivamente difficile assolvere agli impegni da presidente della Republica a quell’età. Va poi detto che negli ultimi tempi alcuni problemi di salute lo costringono a frequesti terapie e gli impediscono i numerosi impegni esterni

2) Il Parlamento non riesce a fare le riforme

L’inquilino del Quirinale fu molto chiaro con i partiti quando accettò di essere rieletto, impegnandoli formalmente e solennemente a fare le riforme istituzionali per superare il bicameralismo perfetto, semplificare il procedimento legislativo, ridurre il numero dei parlamentari e dotare il paese di una nuova legge elettorale. Nonostante i proclami del presidente del Consiglio Matteo Renzi e degli altri leader politici nessuno di questi impegni è stato mantenuto e nulla di concreto si vede all’orizzonte.

3) Il fallimento delle larghe intese

Napolitano non ha mai gradito il falimento delle larghe intese da lui volute quando diede l’incarico di formare il governo ad Enrico Letta, sostenuto sia dal Partito democratico sia dall’allora Pdl. Dopo un anno non c’è più Letta al governo e non ci sono più le larghe intese in Parlamento dopo che Silvio Berlusconi si è sfilato. Il patto tra Renzi e Berlusconi non è formale e alla luce del sole del Parlamento, come volle il presidente dellas Repubblica col governo Letta, ma è extra-parlamentare, affidato al famoso accordo del Nazareno. L’aver trasformato le larghe intese da accordo parlamentare a patto squisitamente politico ha stravolto gli intendimenti iniziali del Quirinale.

4) Il Quirinale voleva Enrico Letta ministro degli Esteri

Quando Renzi è salito al Quirinale per la nomina del nuovo titolare della Farnesina il presidente della Repubblica è rimasto sconfortato dinanzi al primo nome che gli è stato fatto, la sconosciuta Lia Quartapelle. Anche quando il premier ha allargato la rosa ad altre donne i profili sono apparsi deboli per un incarico così importante. Napolitano ha quindi usato la sua moral suasion discendente dal potere di nominare formalmente chi gli viene indicato da Palazzo Chigi ed a provato a fare il nome di Enrico Letta, che sarebbe stato perfetto per la Farnesina, competente e gradito all’estero. Udito il nome di quello che ritiene un pericoloso competitor Renzi ha trovato una soluzione alla quale il capo delo Stato non poteva opporsi, visto che Paolo Gentiloni era già precedentemente nominato ministro dallo stesso presidente della Repubblica. E’ però evidente che il Quirinale non ha gradito la scarsa sensibilità istituzionale di Palazzo Chigi, tanto più in una materia delicata ual è la politica estera.

5) Il rischio di elezioni anticipate

Accettando la riconferma Napolitano fu chiaro nel dire che non avrebbe sciolto le Camere se prima non si facevano le riforme. Adesso ha capito che la strategia di Renzi prevede la possibilità di andare alle elezioni nel 2015 e dimettendosi il capo dello Stato prende le distanze da tale eventualità – giudicata dannosa per il Paese – e la rende molto più difficile, visto che nei primi mesi del prossimo anno il Parlamento sarà impegnato nella complicata elezione del nuovo presidente della Repubblica.

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