Gli elettori voltano le spalle ai sindacati. E gli operai al Pd. Ecco i numeri
Che i legami tra il premier e i sindacati fossero appesi a un filo ormai è pane quotidiano di stampa e tv già da un po’. E che gli elettori del Pd – dilaniato da fronde interne e correnti integraliste che minacciano ciclicamente l’addio – abbiano voltato le spalle alla Cgil, capitanati da un leader che ha riposizionato lo sguardo del suo partito orientandolo più verso il centrodestra che alla storica sinistra operaia, è notizia masticata e metabolizzata già da diversi mesi. Oggi, però, a confermare il divorzio tra elettori dem e organizzazione sindacale – e con la spietatezza della verità matematica e della sua stigmatizzazione in termini percentuali – è un sondaggio proposto da Repubblica, condotto da Demetra nel periodo 6-10 ottobre 2014. Ecco i punti salienti dell’indagine.
1 – Il crollo della fiducia degli elettori nei sindacati
Negli ultimi cinque anni la fiducia dei cittadini nei confronti di Cisl e Uil è scesa di dieci punti percentuali, precipitando dal 26% al 16%. E peggio ancora è andata alla Cgil, crollata dal 35% al 22%, dovendosi accontentare ad oggi di un nostalgico zoccolo duro che risponde a un 25%: una proporzione marginale nel Pd, sensibilmente ridotta specie se paragonata all’ambizioso traguardo del 53% raggiunto solo un paio di anni fa.
2 – Gli operai non votano più Pd
Non solo: l’aver voltato le spalle alla Cgil è un dato direttamente proporzionale ai cambiamenti registrati nella base elettorale del Pd, la quale, in ottemperanza alle linee guida tracciate e seguite dal segretario Renzi, si è indirizzata, specie negli ultimi dodici mesi, più verso posizioni di centro e centrodestra che – come rilevato da Repubblica – sono «aree politiche che hanno scarsa sintonia con il sindacato e, soprattutto, con la Cgil».
3 – Imprenditori e dirigenti: il nuovo target elettorale democrat
Dunque, se gli operai non votano più per il Pd – e Repubblica ci dice che il 20% di loro aveva dato la preferenza democrat alle politiche del 2013; una percentuale salita al 34% in occasione delle Europee 2014, e oggi, dopo le polemiche sull’Articolo 18, di nuovo ridimensionata al 28% – va da sé che nelle urne la preferenza al Pd viene data oggi da imprenditori, impiegati, lavoratori autonomi, dirigenti, liberi professionisti e pensionati, andati a sostituire lo storico elettorato di sinistra: operai e disoccupati. Un binomio, insomma, quello tra sinistra e sindacati, Pd e operai, sempre più in crisi di credibilità elettorale e in debito di appeal politico.