CasaPound e gli alunni rom: né picchetti né violenza, è tutto falso

29 Nov 2014 10:56 - di Sandro Forte

La grande stampa (Ansa, la Repubblica, La Stampa, il Fatto Quotidiano, per citare solo alcune testate) l’ha definito un grave episodio di violenza e di intolleranza. Addirittura Massimo Gramellini si è cimentato in un corsivo, in prima pagina sul quotidiano torinese, per stigmatizzare il presunto picchetto davanti a due scuole della periferia nord di Roma, picchetto messo in atto da neofascisti per impedire l’accesso agli alunni rom. Ma semplicemente è tutto falso. E non perché lo sostengono quelli di CasaPound e del Blocco Studentesco, che hanno organizzato la manifestazione, ma perché è stata la stessa questura, da poco diretta da Nicolò D’Angelo – questura per consuetudine restia a diramare comunicati stampa e a calarsi nelle polemiche – a smentire picchetti, violenze, intolleranze. Nulla di tutto ciò. «Il sit-in non ha creato pericolo o intralcio al traffico cittadino né tantomeno ha impedito agli studenti di accedere all’interno delle aule – è scritto nella nota di via San Vitale – Anche le attività all’interno del campo nomadi sono proseguite regolarmente e non risulta che sia stato impedito il passaggio di alcuni bambini rom che stavano andando a scuola».

La “disinformatia” della sinistra

Venerdì mattina cinquecento (il numero è già di per sé impressionante, ma nessuno l’ha commentato, data la disaffezione alla politica nel mondo giornanile) di militanti e simpatizzanti di CasaPound e Blocco Studentesco hanno manifestato davanti agli istituti Tacito e Domizia Lucilla, nella periferia nord della Capitale, per protestare dopo «il lancio di pietre da parte di alcuni nomadi contro gli studenti dei due istituti che sorgono nei pressi di un campo nomadi»». Subito è scattata la “disinformatia”: prima da parte delle associazioni Eureka e Arci Solidarietà, che hanno denunciato violenze, picchettaggi, intolleranze e prepotenze varie. Secondo le due associazioni, gli studenti di estrema destra hanno «bloccato l’uscita del campo di via Cesare Lombroso mentre bimbi e ragazzi si apprestavano ad andare a scuola e successivamente hanno bloccato l’ingresso ad alcuni istituti della stessa zona in cui sono iscritti i bambini nomadi». A ruota è arrivato il commento del Campidoglio: il vicesindaco Luigi Nieri ha parlato di “atto vergognoso” e l’assessore alla Scuola Alessandra Cattoi ha giudicato il gesto «meschino, una violazione grave di un diritto sancito dalla Costituzione che, come tale, va rispettato e garantito, un gesto vile nei confronti di minori fragili che dovrebbero essere protetti». Il Pd ha presentato un’interrogazione parlamentare. Nel pomeriggio le dirigenti scolastiche dei due istituti hanno incontrato il presidente del Municipio XIV, Valerio Barletta. Addirittura Alfio Marchini, l’ex candidato sindaco che cerca consensi a destra per ripresentarsi come l’unico anti-Marino, ha detto che «impedire ai bambini ospiti di uscire per andare a scuola è semplicemente inaccettabile».

“Alcuni italiani non si arrendono”

Il messaggio di CasaPound, scritto su alcuni striscioni, era chiaro: “Stop alle violenze dei rom, alcuni italiani non si arrendono”. «Le scuole romane sono fatiscenti – ha dichiarato Fabio Di Martino, esponente di Blocco Studentesco – per questo è ancora più inconcepibile che il sindaco Marino e le istituzioni finanzino i campi rom o i centri d’accoglienza». E ancora: «Non è stato impedito a nessuno di uscire dal campo nomadi di via Cesare Lombroso. La ricostruzione fornita dalla cooperativa Eureka di quanto accaduto alla manifestazione del Blocco Studentesco davanti agli istituti Tacito e Domizia Lucilla, a Roma, è del tutto priva di fondamento. La manifestazione – ha spiegato Di Martino – si è svolta davanti agli istituti, non davanti al campo rom, che sfortunatamente, per miope scelta non nostra né degli studenti, dista qualche centinaio di metri. Non abbiamo bloccato l’uscita del campo né tanto meno messo a repentaglio la sicurezza di chicchessia. È semplicemente folle che ora, senza alcun riscontro, le cooperative che gestiscono in modo così “brillante” l’integrazione nel quartiere, seguite da una Giunta la cui azione nelle periferie si è resa “palpabile” nelle scorse settimane, arrivino ad accusarci del tutto gratuitamente di voler conculcare addirittura il diritto allo studio sancito dalla Costituzione. Evidentemente – ha concluso il responsabile del Blocco – per costoro lanciare sassi contro gli studenti fuori dall’istituto, come hanno fatto nei giorni scorsi alcuni membri del campo, è una prassi legittima e costituzionale, mentre una manifestazione studentesca con 500 ragazzi che protestano davanti al loro istituto è fuorilegge, nonostante il diritto di manifestare sia garantito da quella stessa Carta che questi personaggi dicono di voler difendere».

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