Il Sud si desertifica come ai tempi della Grande Guerra: più morti che figli

28 Ott 2014 11:48 - di Redazione

Nel profondo Sud si muore più di quanto si nasca. Come durante la Grande Guerra. L’allarme arriva dallo Svimez, che denuncia un fenomeno di arretramento demografico ormai giunto a livelli insostenibili. Nel 2013 al Sud i decessi hanno superato le nascite. Un fenomeno così grave si era verificato solo nel 1867 e nel 1918 cioè alla fine di due guerre, la terza guerra d’Indipendenza e la prima Guerra Mondiale. I nati al Sud hanno toccato il minimo storico, ovvero 177mila, il numero più basso dal 1861. Basterà la promessa di qualche euro alle famiglie per il terzo bebè, fatta da Renzi qualche giorno fa, a rilanciare le nascite al sud?

La situazione può solo peggiorare

Secondo il rapporto Svimez, il Sud sarà interessato nei prossimi anni “da uno stravolgimento demografico, uno tsunami dalle conseguenze imprevedibili”. Secondo le stime dell’Istituto nei prossimi 50 anni il Mezzogiorno è destinato a perdere 4,2 milioni di abitanti. Anche perché la situazione economica è destinata a peggiorare: lo Svimez stima per il 2014 un Pil nazionale in calo dello 0,4%. Una previsione più pessimista di quanto stabilito dal Def (-0,3%). Il dato – spiegano dallo Svimez che oggi presenta il Rapporto sull’economia del Mezzogiorno 2014 – è il risultato di un Centro-Nord con crescita stabile (0%) e un Sud a -1,5%. Se queste stime saranno confermate, il 2014 sarebbe il settimo anno di recessione del Sud, recessione che – secondo Svimez – dovrebbe confermarsi anche nel 2015 con un Pil meridionale in calo dello 0,7%. 

La desertificazione industriale e la fiscalità di vantaggio

Fiscalità di compensazione, rilancio degli investimenti, una politica industriale nazionale specifica per il Sud. Sono alcune delle proposte di policy che la Svimez (Associazione per lo sviluppo dell’Industria nel Mezzogiorno) avanza nel Rapporto 2014 sull’economia del Mezzogiorno. Di fronte all’emergenza sociale con il crollo occupazionale (a 5,8 milioni, il livello più basso dal 1977) e a quella produttiva, con il rischio di desertificazione industriale, serve – afferma la Svimez – una strategia di sviluppo nazionale centrata sul Mezzogiorno con una “logica di sistema” e un’azione strutturale di medio-lungo periodo fondata su quattro direttive di sviluppo tra loro strettamente connessi in un piano di “primo intervento”: “rigenerazione urbana, rilancio delle aree interne, creazione di una rete logistica in un’ottica mediterranea, valorizzazione del patrimonio culturale.

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