“Nozze” gay, è bagarre sulla circolare di Alfano. E per un giorno la maggioranza fibrilla
La legislazione italiana non riconosce le nozze gay contratte all’estero. È bastato l’annuncio della decisione del ministro dell’Interno Alfano per scatenare la bagarre. Tutto nasce dalla circolare ai prefetti affinché rivolgano «un invito formale al ritiro ed alla cancellazione» delle trascrizioni di matrimoni tra omosessuali avvenuti fuori dai confini nazionali, «avvertendo che in caso di inerzia si procederà al successivo annullamento d’ufficio degli atti che sono stati illegittimamente adottati». Apriti cielo. Sulla testa di Alfano è piovuto di tutto e di più. Tutto il politically correct più fanatico e furioso s’è scatenato contro la “medievale” decisione del ministro, come è definita in una nota dell’Arci. Per primi si sono pronunciati diversi sindaci, che hanno dichiarato la loro “disobbedienza” alla decisione del ministro. «Io non obbedisco», ha detto gonfiando il petto il sindaco di Bologna, Virginio Merola, che ha dato la carica ai suoi colleghi. Ma c’è stato anche chi, come il sindaco di Chieti, s’è detto d’accordo con Alfano. Poi sono arrivate le stroncature delle varie associazioni gay e di vari partiti politici. Si sono mobilitati per primi Sel e M5S. Dice Vendola: «Si dovrebbe dire ad Alfano di uscire dalle caverne». Ma l’intervento più pesante è stato quello del Pd. Il presidente Matteo Orfini ha invitato il ministro Alfano a rendere possibili i “matrimoni” gay. Il capogruppo Speranza chiede di rispettare i «diritti delle persone». Il sottosegretario alle Riforme Ivan Scalfarotto auspica dal canto suo che il titlare dell’Interno «prima di decidere sulle pari opportunità si coordinasse con il titolare della relativa delega, Matteo Renzi». Insomma, un vero putiferio. Dove non è riuscito il Jobs Act, c’ha pensato la questione delle “nozze” gay a mettere in fibrilazionela maggioranza. E poi dicono che la lobby gay non esiste.