Mps, la banca del Pd viene bocciata dall’Europa e sprofonda in Borsa
Non è bastato rendere noti i risultati degli “stress test” sulle banche europee nella giornata di domenica, a mercati chiusi. Stamane, all’apertura delle Borse, le “bocciate” sono puntualmente crollate. Tra loro, anche le due italiane, Carige, per peccati veniali, Mps per clamorose falle nei “paracadute” che dovrebbero aprirsi in caso di crisi di liquidità. Questa mattina, a Piazza Affari, le azioni delle due banche sono state sospese per eccesso di ribasso, ma nel caso dell’istituto senese il caso è anche politico, molto politico. Mps è la banca della sinistra da sempre, governata dal Pd, salvata tre anni fa dal governo Monti, tuttora legata a filo doppio al partito di Renzi. Che deve assistere all’ennesimo sbeffeggiamento dell’Italia da parte dei media stranieri, in primis il Financial Times, che fa notare come le banche italiane siano paragonabili a quelle greche e cipriote, anche se i realtà i colossi del credito non hanno avuto alcun problema a superare i test.
Nove banche sul filo del rasoio
Resta il “cartellino rosso” per Montepaschi, che valuta “opzioni strategiche” per tirarsi fuori dal caso, ma anche Carige, mentre un po’ diverso è il caso delle popolari Milano e Vicenza, tecnicamente bocciate dalla Bce ma in regola con i criteri di Bankitalia. Ma in tutto sono nove le banche bocciate tecnicamente (sulla base dei dati statici a fine 2013) nello scenario peggiore dello stress test, che dopo il rafforzamento del capitale operato da Veneto Banca, Banco popolare, Creval, Sondrio e Bper nei primi nove mesi del 2014 si riducono a quattro.Le popolari Milano e Vicenza, che Francoforte considera in difetto di capitale anche se con ogni probabilità si affiderà al giudizio di Bankitalia. In base al quale PopMilano si salva grazie alla rimozione dei requisiti prudenziali aggiuntivi imposti da Via Nazionale nel 2010, e la vicentina con il Cda in extremis di domenica che ha deciso di convertire un bond in capitale. Mentre non c’è appello per Montepaschi e Carige, con 2,1 miliardi e 814 milioni rispettivamente da trovare al più presto.
La banca rossa di D’Alema e “compagni”
Negli anni ’90, grazie alla legge Amato, si tenta di ridurre la supremazia delle fondazioni bancarie all’interno dei CdA delle stesse, obbligandole a vendere parte delle quote detenute. L’unica banca nella quale la fondazione corrispettiva mantiene il pieno controllo con il 51% delle azioni è proprio quella di Siena, fondazione i cui vertici sono nominati da sempre dal Comune di Siena, feudo del centro-sinistra. La banca della sinistra. alla cui guida si alternano manager di diretta emanazione di Botteghe Oscure, si spinge negli anni in operazioni avventurose, fino all’acquisizione di Antonveneta, l’inchiesta per le tangenti, il suicidio dell’uomo della comunicazione, il pericolo di crack, i Monti-bond per salvare l’istituto nel quale Giuseppe Mussari, fedelissimo di D’Alema, faceva il bello e cattivo tempo, come tutto il Pd. Ieri e oggi neanche una parola da Renzi, come qualcuno ha fatto notare. Tranne i giornali a lui vicini controllati dalle banche…