L’Anpi sale in cattedra e dà lezioni di comunismo alle elementari: la rabbia delle famiglie e di tanti romeni

21 Ott 2014 18:38 - di Antonella Ambrosioni

Un corso accelerato di comunismo impartito dall’Anpi ad alcune classi di quinta elementare a Cervia, senza che i genitori ne fossero informati, scatena la rabbia delle famiglie: qui si è fatto proselitismo politico, hanno protestato. Già l’uso politico della storia fatto da studiosi di parte è odiosa, addirittura riscrivere la storia in classe in formato falce e martello e conculcarla a giovani mente da formare è davvero inaccettabile. A darne conto sono stati alcuni quotidiani locali poi ampiamente ripresi. È accaduto che alcuni bambini sono tornati a casa e e hanno raccontato ai genitori di un libricino regalato loro da un signore che ha parlato in classe. I piccoli, in particolare, rivolgono a mamma e papà domande imbarazzanti: cos’è un «un utero barbaricamente fecondato?». Il quesito spiazza i genitori, che a loro volta hanno chiesto lumi ai pargoli. Risposta: gli alunni hanno affermato di aver letto quella frase nel libro di Giampietro Lippi dal titolo “Erano brave, intelligenti, coraggiose e belle… tutte le nostre staffette”. Chi è il signor Lippi, ora al centro di un esposto in procura, se non il presidente dell’Anpi di Cervia ( ora iscritto al Pd)? È stato lui a tenere un ciclo di lezioni di “catechismo rosso”.
Ai genitori non è andato giù l’approccio semplicistico, manicheo, ideologico, ai temi della Resistenza e della Liberazione. Una mamma ha esclamato: «Vuoi parlare di storia? Va benissimo, ma qui è stata fatta propaganda politica. Ho letto il libricino di Lippi e di ogni donna viene raccontata la storia in cinque righe. Tutto il resto è propaganda comunista». Nel libro si leggono frasi come «Ho incontrato tanta brava gente; fra i tanti, uno che ricordo con stima e simpatia era il padre del nostro D’Alema». Oppure: «Gustavo le portava anche l’Unità, perché la leggesse e incominciasse a interessarsi alle cose vere della vita, e Anna capì poco alla volta che era importante scegliere il fronte politico con il quale accasarsi e scelse il Partico comunista». Uno dei genitori giustamente imbufaliti da questa “didattica” subdola  ha raccontato di avere fatto quel che avrebbe fatto chiunque di noi, ossia chiedere spiegazioni alle insegnanti. Niente, «non abbiamo ricevuto risposta», spiegano i genitori. Peggio: «Di questo libro non c’è traccia nel Piano dell’offerta formativa». Gravissimo.
Ad essere offese anche alcune famiglie immigrate dall’Europa dell’Est. Ai cancelli della scuola sono infatti anche comparsi dei cartelli scritti in russo e in romeno: la vicenda avrebbe infatti toccato corde particolarmente sensibili in famiglie che sono fuggite dall’ex blocco sovietico. Nei commenti agli articoli che hanno diffuso questo ennesimo scempio compiuto ex cathedra nei confronti di giovani alunni hanno risposto molte famiglie che dal comunismo sono state ferite: «Ho parenti di primo grado in Polonia e in Ungheria che mi vengono a trovare in Romagna – scrive un lettore – e quando spesso per strada ci ritroviamo davanti la “falce e martello” timbrata su qualche manifesto appeso, l’imbarazzo è tanto. Lo so che i sovietici o meglio i comunisti hanno vinto la guerra, ma per certi paesi i simboli del comunismo sono ancora una grave offesa». Un corteo silenzioso è stata la civile protestadei genitori all’insegna del “difendiamo i bambini dal proselitismo”.

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