La storia di Erika e Omar, gli adolescenti assassini di Novi Ligure, arriva al cinema con “Amoreodio”
Quando la cronaca diventa un film: l’orrore di Novi Ligure, la storia maledetta di Erika e Omar – che nel 2001 uccisero a coltellate la mamma e il fratellino di lei addossando la colpa agli immigrati, salvo poi crollare durante gli interrogatori – ha ispirato la pellicola Amoreodio del giovane regista Cristian Scardigno. Un film duro (sarà nelle sale cinematografiche dal prossimo 9 ottobre) che mette a nudo l’adolescenza: l’apatia, l’arroganza, la sfida agli adulti e alle regole. Ribellioni che possono sfociare, in casi estremi come la vicenda di Omar ed Erika ci insegna. La pellicola racconta la storia di Katia, una diciassettenne annoiata dalla vita monotona che conduce nel suo paesino di provincia e che mal digerisce le regole della famiglia. Il suo malessere interiore sfocia in una voglia di incontenibile trasgressione che poco alla volta trascina sia lei che il suo ragazzo, Andrea, in un vortice di immoralità. È proprio lui il motivo del disaccordo tra Katia e la mamma che lo ritiene responsabile del cattivo rendimento scolastico della figlia. I due, persa ogni inibizione, concepiscono un piano folle che porterà a commettere il gesto di efferata violenza. Nel film come nella cronaca. Le analogie con l’orrore di Novi Ligure ci sono tutte. Scardigno, 32 anni, al suo primo lungometraggio ha spiegato al Corriere che quando successe il fatto di Novi Ligure aveva 19 anni, «quello fu il primo vero grande evento mediatico di cronaca nera che ho vissuto. Avevo più o meno la loro età, è una vicenda che mi ha toccato e mi è rimasta dentro». Il giovane regista però ha precisato che non si tratta di una speculazione su un evento tragico: «Se fosse così, avrei chiamato i protagonisti Erika e Omar. E poi non c’è nessuna spettacolarizzazione o morbosità, non m’interessava il fatto di cronaca in sé, ma raccontare con con sguardo oggettivo questi due adolescenti. Sono due ragazzi che fanno di tutto per sentirsi vivi, ma non ci riescono: sono abulici, non provano sentimenti, non solo non si confrontano con gli adulti ma nemmeno con i loro coetanei. Il mio vuole essere uno spunto di riflessione sugli adolescenti di oggi, la tecnologia ha aspetti sicuramente positivi, ma i social network aiutano ancora di più le persone a isolarsi fisicamente». Un po’ quello che era successo appunto a Erika e Omar. Selezionato al Festival di Montreal e al Festival di Annecy, si è aggiudicato il premio per la migliore attrice protagonista: Francesca Ferrazzo. Il film è stato completamente autoprodotto da Underdog Film una giovane società nata grazie alla volontà di cinque professionisti del settore: i registi Cristian Scardigno e Francesco Boschetti, il direttore della fotografia Francesco Crivaro, gli attori Gianluca Cammisa e Lorenzo Robin.
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