Il pubblico boccia la fiction su Mare Nostrum: troppo buonista

8 Ott 2014 11:31 - di Priscilla Del Ninno

Neppure gli spettatori si sono lasciati abbindolare dal buonismo traboccante della docufiction su Mare Nostrum, La scelta di Catia, 80 miglia a sud di Lampedusa, andata in onda lunedì in prima serata su Raitre. Il primo racconto in presa diretta dell’operazione di salvataggio in mare e accoglienza in terra, realizzata per Rai Fiction e il Corriere della Sera in collaborazione con la Marina Militare Italiana, e incentrata sulla figura chiave della prima donna al comando di una nave militare – il pattugliatore Libra – proprio non solletica la curiosità del pubblico casalingo: per il titolo tanto caldeggiato e sponsorizzato, infatti, un bilancio Auditel miserrimo – appena 748.000 spettatori (2,76%) – un danno a cui si è aggiunta la beffa delle preferenze andate alla replica di Montalbano sulla rete ammiraglia di viale Mazzini, alla terza serie di Pechino-Express su Raidue, e persino all’ennesima messa in onda su Italia 1 di una commedia americana con Ben Stiller, Lo spaccacuori. Segno evidente che il pubblico tv, che già non ne può più dei tg che riportano la cronaca quotidiana di una realtà difficile da accettare, proprio non se la sente di premiare anche la sera, dal proprio divano, una missione come quella di Mare Nostrum sbagliata nella concezione, disastrosa nella sua attuazione e drammatica per le conseguenze che ha generato. Una risposta all’immigrazione selvaggia, quella di Mare Nostrum, che ha incentivato gli esodi e gli sbarchi, istituzionalizzando addirittura la fuga dai vari inferni di provenienza, alimentando il miraggio di un Eden europeo. La promessa di un sogno che – e la fiction lo dimostra – rivela invece, e sempre più spesso, i suoi risvolti da incubo: per chi in mare in cerca di speranza trova la morte e per chi, sulla terraferma, chiamato all’accoglienza, finisce per essere letteralmente invaso, con gli ormai arcinoti danni causati al turismo e all’economia nelle regioni interessate dagli sbarchi e occupate dai centri d’accoglienza al collasso endemico.

E allora l’ospitalità coatta. I soldi dei contribuenti spesi per salvare e alloggiare plotoni di migranti in fuga, non sono certo una sceneggiatura allettante, anzi: rappresentano situazioni dalle quali la gran massa del pubblico televisivo cerca di evadere almeno nel salotto di casa propria, magari guardando fiction che li proiettino in altre realtà, e non in quelle vissute, o subite, appena fuori dal pianerottolo. E il fatto che il Paese sia obbligato da input morali, diktat governativi e imposizioni europee non va giù evidentemente nemmeno quando viene confezionato in un bel pacchetto fiction, con tanto di fiocco rosa acconciato grazie alla protagonista del racconto tv, Catia Pellegrino, chiamata a raccontarsi anche attraverso il proprio lavoro, nell’atto di coordinare le operazioni di pattugliamento e di soccorso delle carrette del mare fortunosamente arrivate a largo delle nostre coste. E non migliora certo le cose cercare di indorare la pillola sovracaricando di retorica alla melassa e di logora poetica buonista il tutto, sottolineando i buoni sentimenti che animano una missione sbagliata, e ancor più erroneamente tenuta in vita. Stipando il tutto a forza dentro una sorta di spot promozionale: un contenitore editoriale ambizioso, girato in presa diretta, ma che procede per flashback e per sbalzi narrativi, e che invade tutti i media possibili, dalla tv alla rete. È davvero troppo. Ma per fortuna la democrazia del telecomando ha permesso ai più di risparmiarselo…

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