Ebola, nuovi falsi allarmi. La Ue decide di creare la figura di un “coordinatore unico” per l’emergenza
Mentre le organizzazioni sovranazionali si riuniscono per affrontare la cosiddetta emergenza-ebola, la fobia prende piede, così un po’ dovunque si segnalano casi sospetti. In Spagna, ad esempio, è stato attivato all’alba dall’Agenzia di salute pubblica della Catalogna il protocollo per un sospetto caso di ebola, per un paziente ricoverato all’ospedale Clinic di Barcellona. Si tratta di un uomo di 48 anni, originario di Andorra, che aveva trascorso di recente una settimana in Guinea Conakry e oltre un mese in Sierra Leone, come informano fonti dell’agenzia sanitaria in un comunicato. Il paziente era giunto domenica a Barcellona, proveniente dalla Sierra Leone, via Marocco. Dopo un esame delle sue condizioni cliniche ed epidemiologiche, il Servizio di urgenza di vigilanza epidemiologica della Catalogna (Suvec) ha deciso di attivare il protocollo per ebola e trasferito il paziente all’ospedale Clinic, dove è stato sottoposto a un primo test, che è stato inviato al Centro nazionale di microbiologia di Majadahonda (Madrid). Dall’aprile scorso, in Catalogna sono stati assistiti 28 casi sospetti di ebola, dei quali solo due anno richiesto l’attivazione del protocollo di sicurezza. Dagli States intento si apprende che le altre 43 persone che hanno avuto contatti con il “paziente zero” Thomas Eric Duncan, il primo a morire negli Usa, non hanno mostrato nessun sintomo di contagio al virus dell’ebola. Lo hanno fatto sapere le autorità locali in conferenza stampa a Dallas, nel Texas, per informare l’opinione pubblica sugli ultimi aggiornamenti in merito al virus dopo il contagio di due infermiere al Texas Health Presbyterian Hospital e il timore che altri potessero essere esposti. Le autorità hanno poi confermato che le scuole hanno riaperto. La dottoressa norvegese che aveva contratto il virus durante una missione in Sierra Leone è guarita. Lo ha annunciato Medici senza Frontiere (Msf). «Siamo felici nell’avere appreso che la nostra collega è guarita», ha detto il portavoce di Msf Norvegia Jonas Haagensen.
Ma l’Unione europea non sottovaluta la questione: ci sarebbe «una finestra di tempo molto stretta per fermare la diffusione» di ebola, per la quale è necessario che la Ue metta a disposizione un miliardo di euro per «aumentare le possibilità di isolamento nei Paesi colpiti dall’epidemia», ha infatti affermato il ministro degli Esteri britannico Philip Hammond arrivando al consiglio Esteri Ue che si riunisce a Lussemburgo e che si occuperà come primo argomento proprio di ebola. I ministri degli Esteri europei hanno deciso che dovrà essere creata la figura di un “coordinatore unico” per l’azione contro l’epidemia di ebola. L’emergenza ebola sarà discussa anche nel vertice dei leader europei in programma giovedì e venerdì prossimo, durante il quale il premier britannico David Cameron solleciterà l’aumento dell’impegno finanziario europeo fino a un miliardo di euro. L’Unione europea sottolinea l’importanza che tutti gli attori impegnati nella lotta a ebola lavorino insieme sotto l’ombrello Onu, coordinandosi con gli sforzi che stanno facendo le Nazioni Unite. Lo sostengono i ministri degli Esteri Ue riuniti a Lussemburgo. Il Consiglio, inoltre, accoglie con favore la decisione del Segretario generale Onu di stabilire la prima missione sanitaria di emergenza, la Missione delle Nazioni Unite per Ebola Emergency Response (Unmeer), con sede a Accra, capitale del Ghana. Secondo il Consiglio si tratta di un passo importante negli sforzi globali per contenere l’epidemia, per assistere il coordinamento della reazione internazionale al virus e assumere un ruolo di forte leadership a livello nazionale.