Angelilli: Venditti ricorda male, al “Giulio Cesare” la destra faceva fatica a parlare

21 Ott 2014 12:57 - di Sandro Forte

Il “Giulio Cesare” un liceo con una tradizione di destra? Lo sostiene il “Corriere della Sera” (ma non solo) nell’intervista ad Antonello Venditti, studente di quell’istituto dal ’62 al ’67 (ossia prima del Sessantotto), autore della famosa canzone “Compagno di scuola” e ora del copyright del film “Giulio Cesare. Compagni di scuola” presentato al Roma film festival. In realtà Venditti glissa su questa affermazione, ribadendo ovviamente la sua appartenenza all’area di sinistra seppure come “anarchico libertario”. D’altra parte Venditti frequentò l’istituto di corso Trieste in un periodo antecedente alla contestazione del Sessantotto, un periodo in cui davvero «Nietzsche e Marx si davano la mano» – come recita la sua canzone “Compagno di scuola” – dopo anche qualche sana scazzottata («e le botte nel cortile e nel corridoio»). Ma poi fascisti e comunisti tutti insieme al bar. Cambiò tutto con la strage di piazza Fontana, il 12 dicembre 1969: qualsiasi dialogo tra studenti di destra e di sinistra si interruppe, l’avversario divenne il nemico, dai cazzotti si passò al coltello e poi alla pistola. Ma questa è un’altra storia.
«Non è corretto affermare che il “Giulio Cesare” ha avuto una tradizione di destra – contesta Roberta Angelilli, ex europarlamentare, con un passato in An e ora nell’Ncd – Io frequentai l’istituto dal ’79 all’84, quindi in un periodo successivo a Venditti e al Sessantotto, ma posso affermare che certamente in quegli anni il “Giulio Cesare” non era un liceo di destra. C’era sì una forte presenza di ragazzi anticomunisti, ma la maggioranza era di sinistra, una sinistra (soprattutto extraparlamentare ma anche della Fgci) che impediva la partecipazione e la parola nelle assemblee a chi la pensava diversamente. La destra era presente con ragazzi del Fronte della Gioventù e di Terza Posizione soprattutto nel quartiere (il bar “Tortuga” e i giardinetti), ma ad esempio io stessa mi interessai alla politica avvicinandomi ad un gruppo di ragazzi anticomunisti interni alla scuola e non “etichettabili”. Ricordo una volta che partecipai ad un’assemblea dopo l’invasione dell’Afghanistan da parte dell’Unione Sovietica: ebbene al temerario che osava criticare l’Urss veniva tolto immediatamente il microfono. Le risse per i nostri volantinaggi – continua la Angelilli – erano continue: da qui la presenza fissa di una volante fuori scuola. Ma ciò accadeva proprio perché, a differenza per esempio del “Mamiani”, storicamente di sinistra, al “Giulio Cesare” c’era una presenza di ragazzi non omologati alla sinistra maggioritaria. Oggi purtroppo si dice che “una scuola è di destra” solo perché al suo interno esiste un contraddittorio, perché c’è qualcuno che la pensa diversamente rispetto al “pensiero dominante”, perché c’è qualcuno che vuole esprimere le sue idee controcorrente».

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