Aereo turco atterra a Fiumicino per sospetto Ebola: madre e figlia portate allo Spallanzani

14 Ott 2014 17:06 - di Antonio Pannullo

Ormai è quasi panico, di sicuro è fobia dell’Ebola: un aereo della Turkish Airlines decollato da Istanbul e diretto a Pisa è atterrato a Fiumicino con la procedura di emergenza richiesta dal comandante dopo il malore di due passeggeri. Scattate le procedure per l’emergenza Ebola: i due sono stati trasferiti allo Spallanzani, l’ospedale romano individuato per trasferirvi i casi sospetti. Dai primi accertamenti però non sarebbero stati riscontrati sintomi riconducibili all’Ebola. L’aereo della compagnia di bandiera turca è stato fatto atterrare all’aeroporto di Fiumicino ed è stato parcheggiato, come vuole la prassi, in un’area decentrata dalle aerostazioni. Come da procedura è intervenuta la squadra composta da medici e personale dell’Usmaf, (Uffici di sanità aerea e di frontiera), del personale della Sanità aerea e del Pronto soccorso dello scalo. Con gli automezzi della Croce Rossa la squadra ha prelevato i due passeggeri che avevano accusato il malore, ovvero una donna e la figlia di 4 anni. Madre e figlia, nonostante da un primo esame non presentassero i sintomi di Ebola, sono state comunque trasferite con l’apposita ambulanza nell’ospedale Spallanzani. Per tutti gli altri passeggeri, che dovrebbero ripartire quanto prima, non è scattata la quarantena, ma sono stati invitati a compilare dei moduli con le proprie generalità.

Si apprende che si aggraverebbe il bilancio dell’epidemia: il totale dei casi è salito a 8.914 e raggiungerà i 9mila entro la settimana.I decessi sono saliti a 4.447. Lo ha detto a Ginevra Bruce Aylward, vice direttore generale dell’ Organizzazione mondiale della sanità (Oms, un’agenzia delle Nazioni Unite) responsabile della risposta operativa alla crisi di Ebola. Secondo la stessa Oms in dicembre il numero di nuovi contagi da virus Ebola potrebbe salire a 5.000-10.000 a settimana. «Il numero potrebbe essere un po’ più basso, un po’ più alto, ma dovrebbe situarsi nei dintorni», ha detto in una conferenza stampa Aylard. L’obiettivo dell’Oms è di giungere entro 60 giorni, entro il primo dicembre, a un tasso del 70% di sepolture sicure delle vittime di Ebola e del 70% di gestione sicura dei casi e osservare così un calo dei casi in Guinea, Liberia e Sierra Leone. Che la situazione sia considerata seria lo dimostra anche il fatto che si è riunito il Consiglio di Sicurezza dell’Onu per discutere dell’emergenza. Lunedì il presidente americano, Barack Obama, aveva telefonato al segretario generale delle Nazioni Un te, Ban Ki-moon, insistendo sulla necessità di richiamare tutti i Paesi alle loro responsabilità, impegnandosi di più nella lotta all’epidemia.

Si era appreso nella notte che un contagiato di Ebola è morto in Germania, segnando il primo decesso nel Paese: come riferisce l’agenzia tedesca Dpa citando fonti sanitarie ufficiali, si tratta di un dipendente africano dell’Onu portato a Lipsia dalla Liberia. L’uomo, di 56 anni, è deceduto in un ospedale della città dell’est della Germania, precisa il nosocomioa. Si tratta del terzo contagiato dall’Ebola ricoverato in Germania (un secondo viene curato a Francoforte sul Meno mentre un terzo era stato dimesso da un ospedale di Amburgo dopo cinque settimane di cure). La vittima, un sudanese, era stato trasportato al Klinikum St. Georg di Lipsia con un volo speciale giovedì scorso e le sue condizioni erano state subito definite «altamente critiche sebbene stabili». L’uomo era stato posto in una struttura di isolamento speciale del Reparto malattie infettive e tropicali. Secondo l’ospedale, precisa l’agenzia tedesca, non sussistono pericoli di infezione per altri pazienti o visitatori. Intanto le condizioni di Teresa Romero, l’infermiera contagiata dal virus, continuano a essere «stazionarie nella gravità», secondo l’ultimo bollettino medico, anche se le possibilità di guarigione aumentano a partire da queste ore, quando si compiono 15 giorni da quando la paziente ha cominciato ad avvertire i primi sintomi della malattia. Lo ha detto ai media Fernando de la Calle, dell’unità di Medicina Tropicale dell’ospedale Carlo III di Madrid, dove è ricoverata l’infermiera. De la Calle ha riferito inoltre che Teresa Romero sta ricevendo trattamenti sperimentali per combattere il virus e misure di supporto vitale. Ha poi confermato che in questo momento in Spagna l’infermiera è l’unica persona che può trasmettere il virus. Le altre 15 persone ricoverate sotto osservazione sono asintomatiche, mentre un altro centinaio di persone restano sotto vigilanza per contatti indiretti con la donna contagiata. Infine, si è saputo che l’infermiera americana Nina Pham, 26 anni, rimasta contagiata dal virus dell’Ebola dopo essersi presa cura del paziente liberiano Eric Duncan poi morto, ha ricevuto una trasfusione di sangue dal Kent Brantly, il primo americano a essere contagiato e sopravvissuto. Il medico, guarito grazie a una cura sperimentale, ha donato il sangue a tre pazienti, inclusa l’infermiera. La giovane è in cura nel Texas Health Presbyterian Hospital di Dallas ed è entrata in contatto con Duncan insieme ad almeno altre 70 persone.

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