Ecco 5 motivi per cui Obama finirà presidente dimezzato
Barack Obama alla prova delle urne: le Midterm del 4 novembre, che tradizionalmente segnano un esame molto temuto sull’amministrazione in carica, sono vissute oltreoceano come un vero e proprio referendum popolare sull’operato presidenziale, l’ultima inappellabile sentenza sulla gestione Obama a poco meno di due anni dall’addio alla Casa Bianca.
L’inquilino della Casa Bianca verso lo sfratto
Il numero uno di Washington avrà poteri molto probabilmente dimezzati da un verdetto delle urne su cui non si scommette a cuor leggero. Dunque, le prossime elezioni di medio termine, in cui gli elettori statunitensi voteranno per il rinnovo completo della Camera dei Rappresentanti e di un terzo del Senato, più che gli umori politici degli americani per il 2016, andranno ad indicare quale sarà il capitale residuale della governance che l’inquilino della Casa Bianca potrà sfruttare nell’immediato futuro. Ecco i 5 motivi per cui Obama potrebbe essere un presidente a metà.
1-L’impopolarità di Obama
A giudicare dai sondaggi degli ultimi giorni, decisamente sfavorevoli alla leadership di Obama, dalla prossima settimana più che chiedersi in che direzione andrà il Paese che nel 2008 ha eletto il primo presidente nero, e che nel 2012 lo ha confermato alla Casa Bianca per un altro mandato, gli elettori Usa saranno chiamati a interrogarsi sull’impopolarità di Obama: solo una minoranza pensa che stia lavorando bene.
2-I precedenti della storia elettorale
La storia della consultazione di metà mandato annovera nella maggioranza dei casi la “punizione” elettorale della presidenza in carica. Anzi, una tendenza ufficiosamente in voga del Midterm, detta Balance of powers, è proprio quella secondo cui se alla Casa Bianca c’è un presidente democratico è meglio avere un Congresso repubblicano, e viceversa.
3-Le Midterm del 2010
Il presidente è già stato severamente bocciato alle consultazioni di medio termine del 2010: un insucesso elettorale che testimoniò l’insoddisfazione e la frustrazione degli elettori americani, legate soprattutto a scelte infruttuose operate dalla presidenza in materia di politica economica, che non garantirono né ripresa, nè nuovi livelli occupazionali.
4-L’elettorato democrat e repubblicano
I Repubblicani contano su un elettorato prevalentemente wasp, fedele e poco incline all’astensione. Il profilo dell’elettore democrat è invece meno costante e più propenso alla grande consultazione che alle partecipazioni intermedie. Dunque contro Obama si profila all’orizzonte anche l’incognita astensionismo, un nemico sempre in agguato.
5-L’alternanza tra conservatori e progressisti
La fisiologica oscillazione tra destra e sinistra, preannunciata anche da un recente sondaggio pubblicato dal Pew Research Center, sembra freddare a suon di percentuali le agognate speranze di recupero dei democratici, se è vero che il 52% degli elettori Usa pensa che Obama perderà la maggioranza sia alla Camera sia al Senato, interpretando afflusso alle urne e probabile esito negativo come una promozione stentata o una sonora bocciatura dell’amministrazione Obama.