Una fonte siriana riaccende le speranze: «Greta e Vanessa non sono nelle mani dell’Isis»

15 Set 2014 16:52 - di Redazione

Si trovano a ovest di Aleppo, nel nord della Siria, nella zona dove sono scomparse il 31 luglio scorso le due giovani italiane, Greta Ramelli e Vanessa Marzullo: lo afferma all’Ansa una fonte locale che partecipa alle indagini in corso e precisa che le due ragazze non sono in mano ai jihadisti dello Stato islamico. La fonte, raggiunta via Skype, ha precisato le due ragazze italiane sono tenute prigioniere da miliziani siriani della regione tra Aleppo e Idlib, poco lontano da Abizmu, località dove sono state avvistate l’ultima volta a fine luglio. Speranze riaccese in queste ore anche per padre Paolo Dall’Oglio che sarebbe vivo. A sostenerlo l’intellettuale siriano Michel Kilo, in un colloquio con il Corriere della Sera, che ha parlato non solo del gesuita rapito lo scorso anno ma anche delle due cooperanti. Secndo Kilo, la collocaziones sarebbe invece diversa: «Si trova in una prigione posta nelle vicinanze della cittadina siriana di Raqqa e controllata da militanti iracheni dello Stato Islamico. Nelle stessa prigione potrebbero trovarsi altri ostaggi occidentali, tra cui le due cooperanti italiane.  Dall’Oglio, continua l’intellettuale, «originariamente venne rapito da militanti dello Ahrar al-Sham. Questi però poi lo hanno consegnato ai capi dello Stato Islamico». «Per molti mesi è stato rinchiuso nel palazzo del governatorato di Raqqa». «Con lui sono stati tanti altri prigionieri occidentali, credo anche James Foley». «Adesso mi dicono sia in un carcere diverso. I suoi carcerieri sarebbero jihadisti iracheni, meno affidabili dei precedenti, più pericolosi di quelli siriani di Raqqa. Con lui, non nella stessa cella, potrebbero esserci anche le due italiane». E al giornalista che gli chiede se siano in corso trattative Kilo risponde: «Prima c’erano. Ma adesso per Dall’Oglio la situazione si sta complicando, rischia molto più di prima». «La partecipazione militare italiana alla nuova coalizione guidata dagli americani contro lo Stato Islamico introduce l’elemento politico» Per l’intellettuale siriano, «lo abbiamo appena visto con la decapitazione dell’ostaggio inglese. I jihadisti ricattano e puniscono i Paesi che si alleano contro di loro».

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