Stato-mafia, dal cilindro dei magistrati spunta la solita P2 e l’immancabile eversione nera
E ti pareva? Ci mancava il Venerabile Licio Gelli, la P2 e l’eversione nera. Ora il cocktail è completo e pronto per essere servito. Sembravano passati secoli da quando alcune Procure tiravano in ballo la destra eversiva, la massoneria e i servizi deviati per accusare di strage una precisa parte politica. Anche se, poi, le prove portavano, inevitabilmente, da tutt’altra parte. Il tempo è, evidentemente, passato invano. Perché ancora oggi c’è chi non trova di meglio che rispolverare quei cliché. Così capita che l’indagine sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia, indagine che continua a girare in tondo e non trova una quadra, sembra (sembra) aver imboccato una pista precisa. Quella che porta, appunto, al Venerabile Maestro, alla destra eversiva, ai servizi segreti, magari deviati. Quanto basta, insomma, perché ci scappi un sorriso.
In questi casi c’è sempre una gola profonda, uno che dice di sapere molte cose (ma, invariabilmente, fino ad oggi non se le è mai ricordate e ora gli è, improvvisamente, tornata la memoria). In questo caso il signore si chiamerebbe Mauro Venturi e sostiene di essere stato un ufficiale del Sid. Badate bene: il Sid, Servizio Informazioni Difesa, è nato nel 1966 ed è stato sciolto nel 1977. E dunque, trentasette anni dopo che il Sid è stato sciolto, un signore che dice di aver lavorato lì si “ricorda” di questo episodio: erano gli anni ’70 e l’allora capitano Mario Mori, che in quel momento lavorava con il signor Venturi nei Servizi segreti del Sid, un bel giorno gli disse: vuoi entrare nella P2? Venturi si “ricorda”, naturalmente solo ora, a 37 anni di distanza, che Mori era stato voluto nei Servizi da un uomo vicino a Vito Miceli.
La chiacchierata, che solo ora è tornata in mente al signor Venturi, si svolse più o meno così: «Mi disse che non era una Loggia come le altre – ricorda ora Venturi ai magistrati – e mi invitò ad andare a casa di Gelli. Alle mie perplessità reagì dicendomi che quelli del Sid erano garantiti e che sarebbero stati inseriti in liste riservate». La chiacchierata, se ci fu, naturalmente, non ha testimoni. Quindi è il racconto di un signore al quale, dopo 37 anni, “ritorna la memoria”. In un Paese normale uno gli chiederebbe: ma in questi 37 anni che hai fatto, hai dormito? Ma siamo in Italia e le cose vanno un po’ diversamente. Tanto diversamente che il racconto di Venturi è stato bello impacchettato e depositato agli atti del dibattimento sulla trattativa Stato – mafia in cui l’ex-generale Mori è accusato di minaccia a corpo politico dello Stato.
Dove si vuole andare a parare, dunque? Semplice, perfino semplicistico. La destra eversiva, la P2, i Servizi segreti deviati hanno una lunga esperienza di golpe, golpetti e trattative riservate. La cronaca ne è piena (poco conta che, poi, la cronaca venga smentita dai fatti). E, dunque, ecco svelato l’arcano: la trattativa Stato – mafia effettivamente ci fu. E chi la fece? Naturalmente i soliti vecchi arnesi: la destra eversiva, la P2, i Servizi Segreti deviati. Insomma il solito minestrone che tutti mandano giù e che sembra perfino saporito. Per insaporire un po’ di più la sbobba, Venturi si ricorda ora che Mori gestiva perfino i contatti con la rivista Op di Mino Pecorelli. Insomma c’è tutto l’armamentario che tanto piace a sinistra. Manca l’astronave di Star Trek ma, a questo punto, poco importa.
Dimenticavamo, non c’è la cosa più importante, manca la Cia. Ma si è rimediato presto: a parlare dei contatti tra l’ex-generale e Gelli, pronto è arrivato un altro signore, tale Gianfranco Ghiron definito una ex-fonte del generale Mori “molto vicino all’estrema destra e agli 007 americani”. Parafrasando, bisognerebbe dire: per fortuna che la Cia c’è… Insomma, uno spione. E cosa dice lo spione? Racconta di avere presentato a Mori il terrorista nero Amedeo Vecchiotti. E che da lui ricevette un biglietto in cui si annunciava la fuga in Argentina di Gelli. «Avverti Mori – scriveva Vecchiotti che si riferisce all’ex-generale col suo nome di copertura di Giancarlo Amici – Dico ciò perché se la partenza di Gelli danneggia mr Vito (il generale Vito Miceli ndr) lo fermino, altrimenti, se è meglio che vada, lo lascino andare». La pappa è pronta, ora tocca mandarla giù.