Nuovo caso di maltrattamenti all’asilo. Ma al governo pensano solo alle passerelle…
Si è verificato a Taranto l’ultimo caso di vessazioni su bambini dell’asilo a opera delle maestre. Due donne, delle quali una era maestra di sostegno per un alunno disabile, sono ora indagate per maltrattamenti. Inoltre, sono state interdette dal servizio per due mesi, un tempo che appare comunque inadeguato di fronte alle accuse, ai filmati che ne certificano la fondatezza e ai traumi provocati ai piccoli alunni di questa scuola pubblica dell’infanzia, tutti di età compresa tra i 3 e i 5 anni. Sono stati proprio i loro comportamenti a far scattare, alla fine dello scorso anno scolastico, le denunce dei genitori e le indagini della squadra mobile. Diversi bambini avevano manifestato cambi di umore e non volevano più andare a scuola per paura delle maestre. Poi, le telecamere nascoste installate all’interno dell’istituto hanno confermato i timori dei genitori: i figli erano sottoposti a violenze fisiche e psicologiche, con schiaffi, strattoni, offese e mortificazioni. Anche il dirigente scolastico ha avviato un’indagine interna, ma di fronte a quest’ennesimo caso di maltrattamenti a scuola su bambini piccolissimi non si può non pensare che le indagini e le loro conseguenze siano solo un atto tardivo. Il fenomeno appare più diffuso di quanto si potesse pensare fino a poco tempo fa e, soprattutto, anche al di là dei numeri, è intollerabile.
Possibile, dunque, che le autorità competenti non abbiano strumenti almeno per tentare una prevenzione? Secondo una denuncia del presidente dell’Osservatorio sui diritti dei minori, Antonio Marziale, la realtà è più drammatica di così e riguarderebbe non l’impossibilità, ma l’indifferenza rispetto a questi episodi. «Da anni chiediamo, inutilmente, che i docenti vengano sottoposti periodicamente a controlli di tenuta psichica e molti di loro sostengono la nostra richiesta. Peccato che i governanti non abbiano mai tenuto in considerazione la nostra richiesta», è stata la denuncia del sociologo, per il quale «la fenomenologia è da considerarsi emergenziale, i numeri non sono un’opinione e fanno statistica».
«Verificare la tenuta psicologica di quanti svolgono un mestiere così usurante è un passo dovuto ai bambini, alla loro incolumità, alle loro famiglie e non significa stigmatizzare una categoria formata per la stragrande maggioranza da professionisti impeccabili, bensì eradicare le mele marce dal sistema», ha proseguito Marziale, sottolineando che «è perfettamente inutile che i ministri facciano la parata delle allodole tra i banchi di scuola, quando essi stessi fingono di ignorare che il Paese è stato denunciato per violazione dell’articolo 17 della Carta sociale europea, che impone agli Stati di proteggere i bambini dalla violenza». «La scuola, santuario insostituibile dell’educazione e della tutela del minore, non può continuare a essere, per troppi bambini, luogo di tortura psichica e fisica», ha aggiunto il presidente dell’Osservatorio sui diritti dei minori, che ha concluso con un monito al governo: «È tempo di porvi rimedio, ministro Giannini».