La Pascale dice che andrà «con gioia» al Gay Village. Ma i liberali non hanno bisogno delle piume di struzzo
«Vladimir, se mi inviti sono onorata di accettare, con la gioia nel cuore ti dico sì». Così Francesca Pascale risponde a Vladimir Luxuria, nel corso di un’intervista a radio Capital, accettando l’invito ad essere l’ospite d’onore della serata conclusiva del Gay Village a Roma.
La compagna di Berlusconi afferma anche che, se il leader di FI «potesse», ci andrebbe anche lui alla manifestazione. «Lui è un liberale», aggiunge. Sono dichiarazioni frizzanti e provocatorie quelle della giovane Francesca. E non mancheranno sicuramente di suscitare qualche malumore presso i cattolici del cdx. Ma la Pascale è fatta così: spontanea e diretta, ama parlare senza tanti filtri. Un paio domande andrebbero però fatte alla compagna di Berlusconi. Primo: che cosa impedisce, al leader di FI, di andare al Gay Village, se, come la giovane Francesca afferma , l’ex premier sarebbe disponibile a un così clamoroso gesto di sostegno al movimento gay? Forse è meglio che su certi argomenti si pronunci il diretto interessato. E, se non lo fa, un motivo pure ci sarà. Secondo: dove sta scritto che un liberale deve per forza partecipare a simili manifestazioni? Qui sta il punto. La «gioia nel cuore» di correre da Luxuria impedisce forse a Francesca di cogliere una fondamentale distinzione: un conto è appoggiare la battaglia per i diritti civili (ma bisogna poi spiegare che cosa, una simile espressione, significhi esattamente), un altro conto è fare da testimonial a kermesse sgangherate e carnevalesche. Un liberale che vuole predicare il verbo della libertà non deve farlo necessariamente tra piume di struzzo e maschere grottesche. E poi vale la pena anche ricordare che l’unica esperienza in Parlamento, Luxuria l’ha fatta tra le file di Rifondazione comunista, che di liberale aveva notoriamente ben poco.