Jobs Act, Renzi balla su sei voti al Senato. Senza il soccorso “azzurro” rischia di andare a casa
In mattinata i “dissidenti” del Pd che da giovedì voteranno (o non voteranno…) gli emendamenti al Jobs Act, si vedranno per definire la linea da tenere in aula. Ma i segnali, per Renzi, all’indomani della direzione Pd, non sono positivi: il governo “balla” su uno scarto di soli sei voti di maggioranza e rischia di la riforma del lavoro rischia di finire nella trappola dei franchi tiratori, a meno che il premier non chieda esplicitamente a Berlusconi di dargli una mano con i voti di Forza Italia. Questa mattina Renzi, ha commentato con un un “va bene, bene così”, il dibattito di ieri sul Jobs Act nella Direzione Pd. «Franchi tiratori al Senato sul Jobs Act? No, non credo anche perchè ieri c’è stata una discussione seria, lunga, al termine della quale il partito si è espresso. Ora si tratta di definire il documento nelle varie fattispecie», ha aggiunto. Renzi ha percorso a piedi il tratto che separa Palazzo Chigi dalla sede del Nazareno, dove questa mattina si è riunita la segreteria democrat. Strette di mano, un rapido selfie con due studentesse di un liceo classico, un saluto “a distanza” con dei passeggeri di un autobus e un breve colloquio con alcuni tassisti fermi nei pressi della sede del governo hanno segnato la “passeggiata” del premier mattutina. Negli stessi minuti, il leader dei frondisti, Cesare Damiano (nella foto), capogruppo in commissione Lavoro alla Camera, faceva sapere che “sul tema dei licenziamenti c’è un passo avanti, perché nella reintegra si includono anche i licenziamenti per motivi disciplinari ma è un passo non sufficiente». Per poi aggiungere, minacciosamente: «Al Senato ci sono gli emendamenti».