Il Papa condanna il terrorismo dell’Isis: chi si fa scudo di Dio per uccidere commette un sacrilegio
Sono state parole durissime quelle pronunciate da papa Francesco in Albania contro i fondamentalisti che usano la religione per giustificare atti di terrore contro i popoli e le persone. Uccidere in nome di Dio è “un sacrilegio” e “nessuno pensi di poter farsi scudo di Dio mentre progetta e compie atti di violenza e di sopraffazione”. E gli estremisti che stanno facendo della religione, in alcuni angoli del mondo, un’arma di scontro “travisano l’autentico senso religioso”. Non pronuncia il nome dell’Isis ma il riferimento è chiarissimo. Così come è evidente che non poteva essere scelto luogo migliore per pronunciare quelle parole di condanna: l’Albania che è il paese più musulmano d’Europa (i cattolici sono il 15%), quella stessa Albania dove Francesco ha ricordato i cristiani perseguitati alla dittatura comunista che hanno “testimoniato la loro fede nei tempi difficili della persecuzione”. Le foto dei martiri dell’ateismo comunista (non solo cristiani ma anche musulmani e ortodossi) sono state usate per pavesare una delle vie di Tirana dove è passato il Papa. Quaranta martiri albanesi cattolici sono in attesa di beatificazione. La costanza e la fede opposte al disegno comunista di fare tabula rasa di ogni devozione sono state testimoniate da una suora di 85 anni, suor Marije Kaleta, che ha assistito nella cattedrale di Tirana alla messa di papa Francesco (cui erano presenti anche ortodossi e musulmani).
“Ci sono molti avvenimenti che mi hanno accompagnato durante questi anni e dove pubblicamente ho testimoniato la fede – ha raccontato suor Marije – con semplicità di cuore ne vorrei raccontare uno. Stavo tornado a casa dal lavoro nelle cooperative. Lungo la strada sentii una voce che mi chiamava. Una donna con una bambina in braccio mi raggiunse di corsa. Mi chiese di battezzare il bambino che aveva in braccio”. Era la moglie di un comunista e suor Marije ebbe paura e gli disse che non sapeva come battezzare visto che non aveva l’acqua. La donna replicò che lì vicino c’era un corso d’acqua. “E io gli dissi – racconta l’anziana suora – che non avevo con che cosa attingere l’acqua”. Ma la donna insisteva. “Allora, vedendo la sua fede, mi tolsi la scarpa, poiché era di plastica, e con quella presi l’acqua dal canale e battezzai la bambina”.