Il medico che ha salvato Massimiliano Latorre: «Vi racconto quegli attimi drammatici»

25 Set 2014 19:34 - di Franco Bianchini

«Ho soltanto fatto il mio dovere che era quello di prendere decisioni più in fretta possibile perché quando una persona viene colpita da un ictus ogni secondo è prezioso». Lo racconta in un’intervista all’Ansa il dottor Rajeev Ranjan, giovane neurologo dell’ospedale Sir Ganga Ram di New Delhi, che ha salvato Massimiliano Latorre, il fuciliere di Marina trattenuto in India dal febbraio 2012 insieme al collega Salvatore Girone. Il medico descrive i drammatici momenti della sera del 31 agosto quando il fuciliere arrivò al pronto soccorso dell’ospedale dopo essere stato colpito da un attacco cerebrale mentre si trovava con la compagna Paola Moschetti nel suo alloggio all’interno dell’ambasciata d’Italia. Il nome di Ranjan è stato citato da Latorre in una lunga lettera pubblicata quattro giorni fa su Facebook in cui lo ringrazia per una iniezione che gli ha ha permesso di riprendersi. Inoltre lo chiama un «angelo custode» per come lo ha accudito negli otto giorni di degenza. «Ho curato Massimiliano come fosse stato mio fratello – dice il medico – e voglio che torni di nuovo a correre come prima. Sono sicuro che ce la farà». Quando è successo l’incidente, il dottor Ranjan era di turno serale al Sir Ganga Ram, uno dei policlinici più rinomati della capitale indiana dove lavora da 13 anni e dove si è specializzato in neurologia. «Quando mi hanno chiamato al telefonino per un’urgenza e l’ho visitato – racconta – aveva i tipici sintomi di un attacco cerebrale. Dopo aver consultato i colleghi, lo abbiamo quindi sottoposto prima a una Tac e poi alla risonanza magnetica», continua il medico. In questi casi è determinante la velocità di intervento del medico che prima interviene con un trattamento farmacologico e poi, se non basta, con la chirurgia. «Queste decisioni – spiega ancora – devono essere prese subito perché ogni secondo è prezioso». Le cure sono state somministrate in via eccezionale in una stanza del pronto soccorso «perché non c’è stato il tempo di trasferire il paziente nella sala di rianimazione». In quei momenti di massima agitazione, è stata importante anche la presenza della compagna Paola e di Salvatore Girone, rimasto ora da solo a New Delhi. Per il dottor Ranjan «è stato sorprendente vedere come le persone che erano intorno a lui si sono messe subito a disposizione per dare una mano. Si sa, alla domenica il personale è ridotto, ma tutti quanti si sono prodigati per aiutare, chi a prendere le medicine, chi a trasferire il paziente nel laboratorio per gli esami. È davvero importante che ora sia con la famiglia – conclude – perché quella è la migliore medicina e mi piacerebbe anche rimanere in contatto con lui attraverso la mail. Tra l’altro a marzo sarò in Italia per una conferenza».

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