Docenti universitari contro il governo: un nuovo fronte si unisce alla protesta dei 16mila
Si allarga il fronte di protesta contro il blocco degli scatti di stipendio per i docenti e contro i tagli all’università. Ad annunciare l’adesione alla mobilitazione contro il governo è ora l’Unione sindacale professori e ricercatori universitari, che si unisce così alla rete di oltre 16mila docenti di circa 80 università in tutta Italia che già nei giorni scorsi aveva annunciato la linea dura. «Il ministro non ha accettato la nostra richiesta di incontro e, pertanto, ci uniamo agli altri colleghi e chiediamo direttamente al presidente del Consiglio di volerci fissare un incontro», è stato spiegato in una nota dell’Unione, in cui si punta l’indice contro l’estensione al 2015 del blocco degli scatti triennali, la sospensione delle progressioni automatiche di carriera, la sospensione dei meccanismi di adeguamento retributivo, senza la possibilità di successivi recuperi. Si tratta degli stessi argomenti oggetto della dura presa di posizione del “fronte dei 16mila”. Meno di una settimana questi docenti avevano inviato una lettera-appello a Matteo Renzi in cui chiedevano di essere ascoltati o «bloccheremo gli esami e le sessioni di laurea». Una lettera in cui, tra l’altro, veniva ricordata la disparità di trattamento rispetto ad altre categorie di dipendenti pubblici per le quali il blocco degli scatti degli stipendi legati al merito era stato annullato: «Magistrati, avvocati e procuratori dello Stato». Il testo sottolineava, tra l’altro, che i docenti universitari di ogni ordine – dai ricercatori agli ordinari – in «virtù del blocco degli scatti stipendiali di merito, danno al Paese in media ben 180 euro netti ogni mese». Una situazione che si protrae da quattro anni, ma che non sarà tollerata anche per il 2015: «In assenza di una risposta positiva del governo – è stato l’avvertimento – i docenti metteranno in atto una serie di azioni che culmineranno nel blocco degli esami e delle tesi di laurea».