Vattimo chiede scusa «per il disturbo», prende il premio e conferma la sua tesi su Israele
«Un “Seneca” che consegna un premio a un Vattimo ci sta proprio bene». Con una battuta di Giovanni Seneca, direttore artistico del Festival, si è usciti dall’imbarazzo della consegna del premio Adriatico Mediterraneo a Gianni Vattimo, un atto da cui si sono tirati fuori, per motivi di diplomazia dopo le frasi del filosofo su Israele, sia Fabio Pigliapoco, segretario generale dell’Iniziativa Adriatico Ionica, sia Valeria Mancinelli, sindaco di Ancona, comunque in prima fila alla Loggia dei Mercanti dove si è svolta la cerimonia di premiazione. Vattimo si è scusato «con i premianti e con le istituzioni per il disturbo causato», poi, parlando a margine dell’evento con i giornalisti ha ribadito «di non voler rinunciare al premio a causa delle polemiche, che – ha detto – mi sembrano ingiustificate. A mio discarico, posso dire di non avere mai identificato lo Stato di Israele con il popolo ebraico. E questo è un errore gravissimo che si fa. Se io dico che voglio che Hamas si difenda meglio dall’esercito israeliano, mi si dice che io voglio che batta il popolo ebraico. No, io chiedo che sia ridotto a una situazione di conformità alle leggi internazionali uno Stato che si sta comportando male come Stato. Capisco benissimo che gli ebrei, per la storia che hanno avuto, remota e recente, si sentono intitolati ad avere uno Stato. Va benissimo, ma entro certi limiti che sono quelli del rispetto, da parte di Israele, delle leggi internazionali e dei diritti umani, che viola continuamente come nel caso dei palestinesi».