Senato, i Cinquestelle abbandonano i lavori. Renzi prova a trattare ma solo Sel gli dà retta
La discussione sulle riforme in Senato era partita male: il presidente Grasso in apertura di seduta aveva annunciato gravi sanzioni per le proteste e aveva ammonito i senatori: “Ho tollerato fin troppo. Non accetto più allusioni e insulti alla conduzione della presidenza, da tutti. Al primo accenno, farò un richiamo all’ordine, cui ne seguiranno altri, dopo di che ci sarà l’espulsione dall’aula”.E così i Cinquestelle, i leghisti e i senatori di Sel hanno stabilito di non partecipare ai lavori. L’Aula del Senato ha comunque proseguito l’esame e la votazione degli emendamenti. Per le opposizioni la gestione di Grasso è stata “disastrosa”, e sul suo blog Beppe Grillo ha accusato il presidente del Senato di essere “un grigio funzionario governativo incaricato di fare del regolamento stracci per la polvere”. Grasso ha successivamente contattato i capigruppo per chiedere ai senatori delle opposizioni di rientrare in aula e prendere parte ai lavori: “C’è bisogno del contributo di tutti”, è stato il suo appello. Invito raccolto: i senatori che erano usciti sono rientrati ai loro posti in aula.
Nella veste di mediatore è poi sceso in campo lo stesso premier Matteo Renzi, che ha ricevuto a Palazzo Chigi i capigruppo di maggioranza. Renzi avrebbe concordato con i capigruppo di maggioranza di aprire a modifiche sull’immunità e sulla platea per eleggere il Capo dello Stato, purché le opposizioni avessero posto fine all’ostruzionismo. Lega e M5S restano però sulle barricate. I senatori grillini hanno di nuovo abbandonato l’aula nel pomeriggio sostenendo che il ministro Boschi non li ha voluti incontrare mentre ha visto gli altri rappresentanti delle opposizioni. Il M5S annuncia che non parteciperà più ai lavori d’aula sulle riforme e anche la Lega mantiene una posizione negativa. Una cauta apertura è arrivata solo da Sel, disponibile a trattare sul tema dei requisiti per i referendum. Il premier Renzi è tuttavia fiducioso che si possa chiudere già la prossima settimana e, a dispetto dei dati che fotografano la stagnazione dell’economia italiana, dice che il Paese può “ripartire in modo straordinario”. Da una parte le sue visioni, dall’altra la nuda realtà delle cifre.