Padoan fa “catenaccio” sulla crisi. Il centrodestra: restare nella «gabbia» del 3% ci affosserà

27 Ago 2014 13:44 - di Guglielmo Federici

La “difesa” del ministro Padoan fa acqua da tutte le parti, per definire in termini calcistici la sua intervista al Corriere della  Sera, dove affronta i temi della crisi, del fisco, della crescita. «L’Europa è a un bivio: o striscia nella deflazione e nella bassa crescita, oppure dà un colpo di reni e riparte, con le riforme strutturali e un consolidamento di bilancio “growth friendly”. Per il ministro dell’Economia «la politica europea, compresa quella monetaria, e quelle nazionali, con le riforme strutturali e non solo queste, devono sostenersi e integrarsi a vicenda, per portare la crescita a livelli più elevati. C’è bisogno di un’azione comune», dichiara Padoan. Ribadisce la «piena sintonia con il presidente della Bce Mario Draghi» e aggiunge che «in un’area fortemente integrata come la zona euro, se un Paese importante fa le riforme ci sono ricadute pure sui Paesi vicini. Di questi fatti bisognerebbe tener conto in modo esplicito, bisognerebbe avere unavisione europea delle strategie di riforma, creando spazio per un maggior coordinamento delle politiche europee». Tocca poi un punto cruciale quando ribadisce che  «il vincolo del 3% nel rapporto tra il deficit e il Pil sarà assolutamente rispettato. Vedremo poi – spiega – come i tempi di raggiungimento del pareggio strutturale di bilancio saranno modulati. Dobbiamo rivedere al ribasso le previsioni di crescita del Pil, e quando avremo dati più precisi capiremo quale sarà il cammino verso l’obiettivo. Sicuramente la nostra intenzione è quella di continuare nell’aggiustamento di bilancio». «Taglieremo su tutto, pur tenendo conto dei dati economici peggiorati».

Le analisi non convincono, non convince «la logica da “catenaccio”,  difensivista, minimalista, con cui il governo cerca di rientrare nei vincoli europei» risponde Daniele Capezzone, Forza Italia, presidente della Commissione Finanze della Camera. E l’errore sta proprio nell’impostazione di fondo, nella“tattica”: «Se si resta nella gabbia delle regole esistenti, l’unica cosa garantita saranno purtroppo tassi di crescita azzerati e il proseguirsi di una lunga recessione. Da tempo, nel mio piccolo, propongo una strategia totalmente alternativa: sfondare volontariamente i vincoli esistenti (a partire dal 3%), e decidere un taglio-choc della pressione fiscale, ovviamente accompagnato da corrispondenti tagli di spesa pubblica e riforme».  Se non faremo questo «resteremo appesi alle discrezionalissime valutazioni della nuova Commissione, e, in ultima analisi, in nome di una sin troppo lunga subalternità rispetto a Berlino e Bruxelles, resteremo inchiodati alla non-crescita e alla attuale depressione». Non convince, poi, la sostanziale difesa dell’attuale tassazione su casa e immobili, «che determinerà effetti devastanti nel prossimo autunno, nel quale molte famiglie vedranno andare in fumo la tredicesima di Natale proprio a causa della Tasi».

Il rispetto del vincolo del 3% è un capestro per Francesco Storace: «Se non ti liberi, è evidente che stramazzi al suolo e muori. Ma Renzi non lo vuole capire. Adesso sta diventando davvero complicato spiegare agli italiani, alle imprese, alle famiglie, che quel 3% maledetto, l’invalicabile vincolo tra il deficit e il prodotto interno lordo, bloccherà persino lo strombazzatissimo rilancio delle opere legate all’edilizia. Senza soldi, che ti sblocchi, viene da chiedersi…». Il leader de La Destra avverte che i nodi verranno presto al pettine. se non si cambia strategia: «Venerdì prossimo in consiglio dei ministri dovrebbe approdare solo qualche provvedimento senza spesa, perché la copertura finanziaria di qualunque atto non è garantita dal ministro dell’economia, Padoan. Lo sblocca-Italia diventerà l’ennesima slide a futura memoria. Se Renzi si azzarda a mettere qualche euro a copertura, arrivano i corazzieri da Bruxelles a ricordargli che è osservato speciale» è lo senario che molto realisticamente Storace evoca. «E il premier non si può permettere passi falsi».

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