Monsignor Galantino sullo scambio di embrioni: il figlio è un desiderio, non un diritto

9 Ago 2014 15:55 - di

«Stiamo valutando tutte le possibili strade da intraprendere. La vicenda giudiziaria non finisce qui». È quanto annuncia l’avvocato Nicolò Paoletti, difensore
dei genitori biologici coinvolti nella vicenda dello scambio degli embrioni all’ospedale “Pertini” di Roma. Dopo la decisione del giudice del Tribunale civile che ha respinto le istanze relative all’iscrizione all’anagrafe e all’affidamento in un istituto dei bambini, nati il 3 agosto scorso in ospedale all’Aquila, i legali affermano che «si sta vagliando ogni ipotesi». I genitori biologici vengono descritti da chi gli è vicino in queste ore come «profondamente addolorati ma pronti a proseguire questa battaglia. Sul tappeto abbiamo una serie di ipotesi che stiamo analizzando con i nostri clienti – spiega l’avvocato – In primo luogo potremmo effettuare un reclamo, da presentare entro dieci giorni, allo stesso Tribunale civile che si è espresso o, restando in questo ambito, potremmo chiedere un giudizio di merito». I legali della coppia non escludono anche di poter ricorrere “alla Corte europea”.
Sulla vicenda è intervenuto il segretario della Cei e vescovo di Cassano allo Jonio, monsignor Nunzio Galantino: «Il figlio, lo sappiamo, è un ottimo desiderio, ci mancherebbe altro, ma non è un diritto. Quando comincia a diventare un diritto – ha aggiunto – è chiaro che poi si cercano tutte le strade per doversi
assicurare questo diritto. Il problema è che noi vogliamo, per forza, trasformare l’uomo in una macchina, ma nell’Ottocento già c’è stato questo tentativo e fu un dramma. L’uomo non è una macchina. Tutto ciò che non può essere inglobato in meccanismi più o meno perfetti, purtroppo, prima o poi fa pagare il prezzo». Monsignor Galantino ha poi aggiunto che «purtroppo abbiamo bisogno di questi casi limite per doverci rendere conto della stortura che molte volte si innesca in alcuni meccanismi che, prima di essere di natura, diciamo, medica, sono di natura antropologica. Quando noi mettiamo come primo obiettivo della vita – ha aggiunto – il soddisfacimento di desideri anche legittimi di ogni uomo, guardate che noi capovolgiamo un po’ tutto. Perché il desiderio dell’individuo non può essere la molla della storia».

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