La Svimez vede nero: Italia presto commissariata. Capezzone: via il limite del 3% imposto dall’Europa

9 Ago 2014 12:00 - di Valerio Pugi

Dopo il successo della maggioranza di governo che è riuscita, con non poche difficoltà, ad approvare la riforma del Senato, i nodi dell’economia tornano al pettine. La Svimez, il principale istituto di studi sulla condizione economica del Mezzogiorno, vede nero. «Adesso mi aspetto il commissariamento dell’Italia da parte dell’Europa. È inevitabile. Non potrebbe essere diversamente dopo quello che Draghi ha detto». Ne è convinto Adriano Giannola, presidente della Svimez, che in un’intervista al “Sole 24 Ore” denuncia la mancanza di «uno straccio di strategia sull’economia. Non sembra esserci consapevolezza che siamo a fine corsa. Con l’assetto attuale non possiamo andare da nessuna parte», dice Giannola, secondo cui il commissariamento «è la logica conseguenza di un ragionamento che l’Europa non ha mai interrotto: chi non è in grado di provvedere a se stesso sarà aiutato dall’esterno». In questo quadro il Mezzogiorno «è praticamente morto – sottolinea Giannola Se il Pil del Paese cede dello 0,1%, vuol dire che il crollo al Sud è almeno dell’1%». La conseguenza è che «lo stock di capitale crolla, scompare la base produttiva, l’occupazione è un lusso per pochi. Ci stiamo avvicinando – avverte – alla rivolta sociale. Se non è scoppiata la rivoluzione, è perché il nero continua a svolgere il suo ruolo di cuscinetto tra illegalità e criminalità».
Ugualmente pessimista sulla politica economica dell’esecutivo, seppure su aspetti diversi, Daniele Capezzone, deputato di Forza Italia: «Condivido in toto la tesi ribadita dal professor Giavazzi sulle colonne del “Corriere della Sera”, totalmente opposta e alternativa alla logica degli “zero virgola” e della “gestione dell’esistente” praticata finora dall’attuale governo, purtroppo in totale linea di continuità con i governi Monti e Letta. Nel mio libro “Per la rivincita” – osserva Capezzone – ho dettagliato l’operazione, proponendo un vero e proprio piano-choc. Occorre sfondare il limite del 3%, e occorre farlo per realizzare un super-taglio di tasse, accompagnato da tagli di spese e riforme strutturali. In particolare, propongo un taglio di tasse di 40 miliardi in meno in due anni (e poi 12 nei successivi tre), con tre destinatari: le imprese, i lavoratori e il nucleo famiglia/consumatori. Per le imprese, c’è il dimezzamento Irap e il calo dell’Ires al 23%; per i lavoratori, ci sono 10 miliardi in meno di tasse sul lavoro; per le famiglie e i consumatori, c’è la cancellazione della tassa sulla prima casa e il calo dell’Iva al 20%. Nel mio libro, per l’esattezza al capitolo 16, sono indicate tutte le coperture effettuate con tagli di spesa pubblica. È questa una vera ipotesi di “politica economica della libertà” – conclude il parlamentare – per uscire dal tunnel e conquistare tassi di crescita significativi. Il resto, mi spiace per Renzi, è solo “manutenzione del declino”».

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