Da Renzi narcisismo e promesse nel messaggio alla Festa dell’Unità

26 Ago 2014 16:20 - di Guglielmo Federici

«I giorni della Festa dell’Unità di Bologna saranno l’occasione per preparare una stagione di governo che sarà difficile e appassionante, perché stiamo cambiando l’Italia». «L’opera di cambiamento andrà avanti coinvolgendo e non escludendo» e «correndo, ma senza lasciare nessuno indietro». Il Renzi che non ti delude mai quanto a ripetizione di proclami e frasi ad effetto  va in scena anche in queste ore che precedono l’apertura della festa democrat a Bologna, tornata a chiamarsi Festa dell’Unità. Il premier – che sarà a Bologna non all’inaugurazione ma nella giornata di chiusura , il 7 settembre – nel messaggio d’apertura non perde occasione per specchiarsi e ammirarsi, come sempre. Le aspettative che gli italiani ripongono sul governo sono tali che «corrispondere a questo affidamento non è facile, ma fa tremare i polsi», dice. Enfatizza  il peso delle responsabilità che gravano sulle sue spalle e ricorda la vittoria alle Europee che «ci ha consegnato un’enorme responsabilità». Poi ripropone la solita spocchia: «Non abbiamo bisogno si lezioni. Ogni tanto qualcuno ci viene a fare la lezione sulle priorità, che noi abbiamo ben chiare». Il presidente del Consiglio ricorda l’agenda di riforme del doverno, sottolineando che le priorità «riguardano complessivamente l’assetto dell’Italia, la sua capacità di fare fronte agli impegni presi», soprattutto «nel pieno del nostro semestre di presidenza dell’Unione». E questo, spiega Renzi, «è il senso dei mille giorni, che i soliti noti hanno voluto leggere come un rallentamento della nostra azione di cambiamento e invece ne costituisce l’orizzonte, la profondità e l’intensità di un mandato di legislatura». Orizzonte, profondità intensità. Ogni volta rimaniamo sempre perplessi: ma che avrà voluto dire, in concreto?  Di seguito Renzi affronta il tema della chiusura del quotidiano, avvenuta, come gli è stato fatto notare, proprio nel momento del massimo exploit suo e del Pd. Anche in questo caso Renzi promette con veemenza: «Abbiamo scelto di chiamare le nostre feste de “l’Unità” per dire che questa è casa nostra, una casa aperta, e che il giornale fondato da Antonio Gramsci tornerà a vivere, a creare dibattito, a sferzare e a sferzarci come ha fatto in tutti questi anni». In attesa di sapere se sarà solo un’altra delle tante promesse, del futuro del quotidiano parleranno i diretti interessati, il comitato di redazione della testata,  al parco Nord in una conferenza stampa.

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