Aborti clandestini con la pillola per l’ulcera: indagini a tappeto (e sul web le istruzioni per l’uso…)
Toccato il fondo. Bastano pochi euro in farmacia per abortire: a insegnarlo sono numerosi blog e siti che dettano le indicazioni, le dosi e offrono consigli. L’indagine aperta a Genova per l’utilizzo di un farmaco antiulcera usato impropriamente per fermare una gravidanza riguarda una pratica di aborto clandestino che gli esperti conoscono bene. Per interrompere una gravidanza fino alla dodicesima settimana sono necessari due medicinali chiamati Mifepristone (conosciuto anche come pillola abortiva, RU 486, Meifegyn, Mifeprex) e Misoprostolo (conosciuto come Cytotec, Artrotec, Misodex, Misofenac). Questi medicinali hanno diversi nomi commerciali in diversi paesi. In Italia serve la prescrizione medica. Il Misoprostolo causa delle contrazioni dell’utero, in conseguenza di esse l’utero espelle i prodotti della gravidanza. Nel frattempo la donna può provare dolorose contrazioni, perdite di sangue spesso più abbondanti del normale ciclo mestruale, nausea, vomito e diarrea. Esiste anche il rischio che l’emorragia debba essere trattata dal personale medico del più vicino ospedale.
Tutto questo sta venendo allo scoperto proprio per la vicenda di Genova: aborti clandestini tra ragazze, alcune anche minorenni, e prostitute con pillole per curare l’ulcera. I casi sarebbero diversi, secondo quanto raccontato dal Corriere Mercantile, e riguardano una fascia di età compresa tra i 17 e 29 anni, in gran parte sudamericane. Le donne avrebbero interrotto la gravidanza ingerendo il Cytotec, un farmaco per l’ulcera che se usato in maniera impropria può provocare anche emorragie mortali. L’indagine ha preso il via dopo la segnalazione dei medici del pronto soccorso dell’ospedale di Lavagna (Genova) dopo che una donna di 24 anni è risultata essersi presentata in ospedale, in un anno, 14 volte per emorragie e che aveva subito quattro aborti spontanei. Due le persone indagate: quarantenni che avrebbero fornito le pillole alle ragazze. A loro viene contestata la violazione dell’articolo della legge 194 sull’interruzione di gravidanza.