Tasse, l’Italia prima al mondo: siamo al 53,2 per cento

29 Lug 2014 11:46 - di Valerio Pugi

Nel 2013 l’Italia ha toccato, in quanto a pressione fiscale effettiva, il record mondiale: al netto del sommerso (17,3%) l’imposizione fiscale è arrivata a quota 53,2%. Lo sostiene l’Ufficio studi della Confcommercio secondo il quale, sempre nel 2013, la pressione fiscale apparente è invece a quota 44,1%. Dunque un vero e proprio record di cui purtroppo non possiamo andare certo orgogliosi. Sempre la Confcommercio rivede al ribasso le proprie stime del Pil nel 2014: 0,3% invece dello 0,5%. Per i consumi però la curva è in crescita grazie all’effetto del bonus di 80 euro. A fine 2014, per i commercianti, la crescita sarà dello 0,2%, un decimo di punto in più rispetto alla previsione di due mesi fa. Nel 2015, sempre secondo la Confcommercio, il Pil crescerà dello 0,9% mentre i consumi si attesteranno allo 0,7%. Occhio però al rischio sfiducia che potrebbe innescare “revisioni al ribasso”. Ancora: grazie ai nuovi criteri di calcolo internazionale, che prevedono l’inclusione dei redditi derivanti dalle attività illegali (prostituzione, traffico di stupefacenti, contrabbando) nel Pil, l’Italia si troverà a disposizione circa 1,7 miliardi di euro di maggiori risorse (1,68 miliardi), stando all’analisi di Confcommercio secondo la quale, a livello europeo, le maggiori risorse disponibili sfioreranno i 22 miliardi (21,9 miliardi). «Le autorità nazionali e internazionali hanno pensato come utilizzare tale maggiori risorse? – si chiede Mariano Bella, direttore dell’ufficio studi – Ad esempio, si potrebbe destinare 250-300 euro a testa per ciascuno dei sei milioni di italiani poveri assoluti». «Per liberare le ingenti risorse necessarie per far ripartire l’economia bisogna realizzare subito una poderosa operazione: meno tasse e meno spesa pubblica, più riforme e più lavoro», afferma il presidente di Confcommercio Carlo Sangalli, secondo il quale «tagliare le tasse per favorire la crescita è un passaggio ineludibile». Senza crescita i problemi «non si risolvono ma si acuiscono. E non si può escludere che a ottobre, per questi motivi, sarà necessaria, come taluni già sostengono, una manovra correttiva», conclude Sangalli.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *