Strage di Bologna, la procura chiede l’archiviazione per Kram. Ma non spiega perché il terrorista era in città la notte del 1 agosto

31 Lug 2014 18:56 - di Anna Clemente

La definiscono «incomprensibile» e «ingiustificata», scrivono che è «sorprendente» e «alimenta un grumo di sospetto». Ma dicono che «in assenza di altri elementi» la presenza in città del terrorista tedesco «esperto di esplosivi» Thomas Kram, la notte prima della strage del 2 agosto, non è sufficiente per ipotizzare che ebbe un ruolo nell’esplosione della bomba alla stazione di Bologna.

Per questo i pm bolognesi Roberto Alfonso e Enrico Cieri hanno depositato al Gip la richiesta di archiviazione per la sua posizione e per quella dell’altra terrorista tedesca, Margot Christa Frohlich, iscritta nel fascicolo aperto nel luglio 2011 sulla cosiddetta pista palestinese. Secondo questa ipotesi, la strage fu una ritorsione del Fronte popolare per la liberazione della Palestina – per conto del quale avrebbero agito Kram e la Frohlich, attraverso il tramite del terrorista internazionale Carlos “Lo sciacallo” – dopo che l’Italia aveva violato il Lodo Moro ovvero quell’accordo, di cui parlò pubblicamente Francesco Cossiga, in base al quale l’Italia garantiva la libera circolazione dei palestinesi e delle loro armi e in cambio non veniva colpita da attentati.

In caso si fossero trovati riscontri a questa ipotesi investigativa, sarebbe stata messa in discussione la verità giudiziaria affermata dallo stesso tribunale di Bologna che, dopo innumerevoli gradi di processo, ha individuato i colpevoli della strage del 2 agosto in Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardini, senza però mai riuscire individuare i mandanti e senza nemmeno riuscire a spiegare bene circostanze e modalità dell’attentato. I pm, invece, hanno di fatto rigettato anche il presupposto della pista palestinese, sostenendo di non aver trovato alcuna conferma al Lodo Moro né nelle indagini della polizia giudiziaria, né nelle consultazione degli archivi dei servizi di sicurezza, né in alcun aspetto della documentazione acquisita e di aver invece avuto una spiegazione dall’ex presidente della Repubblica, che riferì loro di un fraintendimento con il giornalista su una propria congettura. Eppure fra gli atti dell’inchiesta c’è una nota riservatissima del Sismi non firmata, né datata e dal titolo “Questione missili SA7 minacce contro gli interessi italiani”, che sembra alludere proprio a quell’accordo. E, del resto, gli stessi pm, pur dicendo di non aver trovato riscontri sul Lodo, hanno ammesso che non è affatto escluso che tra i servizi italiani e l’Fplp vi siano stati rapporti per evitare situazioni critiche.

Un anno fa, quando la Procura raccolse le dichiarazioni spontanee di Kram, il terrorista ammise la sua presenza in città nella notte del primo agosto, ma rifiutò di dare spiegazioni sul perché si trovasse lì. Si limitò a dire che era «al posto sbagliato al momento sbagliato». Una vicenda che Cieri e Alfonso, hanno descritto come «un’occasione mancata per spiegare», ma che infine hanno deciso di chiudere perché «la prova giudiziaria della responsabilità penale esige una precisione indiziaria che è negata dalla possibilità di inferenze alternative». Per quanto riguarda la Frohlich, sulla cui presenza in città esiste la testimonianza del portiere di un albergo vicino alla stazione, invece per i pm «nulla consente di ritenere che fosse a Bologna e comunque coinvolta nella strage».

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