Scuola : aumentano le ore di insegnamento, sindacati sul piede di guerra
Un nuovo contratto di lavoro, 36 ore settimanali, aumenti di stipendio a chi si assume responsabilità e mostra competenze specifiche. Sono le novità contenute nel piano scuola del ministro Stefania Giannini. Fra dieci giorni la proposta sarà contenuta in una legge delega, ha assicurato il sottosegretario Roberto Reggi, e prima della pausa estiva il governo dovrebbe approvarlo. È bastato, però, l’annuncio del ministro per creare fermento tra i docenti e mettere sul piano di guerra i sindacati. «I docenti italiani lavorano quanto i colleghi europei e in alcuni casi anche di più, basta considerare che le ore di insegnamento sono di 60 minuti e non di 48 e 50 come in altri Paesi. Non è possibile annunciare una riforma di questa portata partendo da dati falsi», è stato il duro commento di Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda. «Se il Miur intende spremere ulteriormente gli insegnanti, sulle cui spalle gravano incombenze burocratiche che nulla hanno a che vedere con la professione di docente, noi ci opporremo fermamente invitando tutta la categoria a scendere in piazza», è la minaccia conseguente. Posizione fortemente critica viene anche dell’Anief che chiede preventivamente di fermare tutto : «Prima si portino gli stipendi ai livelli dei paesi industrializzai, poi discutiamo». Quanto all’orario di lavoro, Rino Di Meglio cita il rapporto Eurydice in base al quale nella scuola primaria italiana le ore annue di insegnamento sono 770, mentre alle medie e alle superiori ammontano a 630. Questi dati ci collocano in linea con gli altri Paesi Ocse e al di sopra della media Ue per quanto riguarda scuola primaria e superiore. Netta arriva la risposta anche al sottosegretario Reggi, il quale dice che la scuola italiana non sarà più un ammortizzatore sociale : «Colpa del Governo, che ha ridotto in miseria i docenti e incancrenito il precariato». Insomma, l’accusa più pesante rivolta dai docenti al piano del Miur è quella di considerare la scuola come una caserma, al più un azienda , e non come un’istituzione educativa. E se, come sembra, il ministro «vuole presentarci un contratto di autorità, scavalcando i sindacati, da settembre sarà guerra aperta».