Quando si spezza una vita per cento euro: gli aborti con “mazzetta” ai medici non obiettori

12 Lug 2014 14:31 - di Antonio La Caria

L’aborto come mezzo per guadagnare, l’occasione buona per riempire i portafogli, come all’epoca oscura delle pratiche clandestine. Con la differenza che stavolta di clandestino non c’è niente, accade tutto in ospedale, con i “furbetti” che secondo l’accusa – non essendo obiettori di coscienza – approfittano della situazione e costringono le donne a sborsare 100 euro per l’intervento di interruzione di gravidanza. La minaccia era di non eseguire l’aborto entro i novanta giorni prescritti. Con questa accusa il dirigente medico dell’ospedale di Cerignola e il direttore dell’unità di anestesia e rianimazione sono stati messi agli arresti domiciliari: concussione continuata in concorso. Per ogni intervento, eseguito nella struttura pubblica e in orario di lavoro, i due medici dividevano i soldi a metà. Sono venti i casi accertati ma gli investigatori sospettano che il sistema durasse da molto tempo. L’indagine è cominciata alla fine del 2013 quando un uomo ha denunciato ai carabinieri che il medico aveva preteso 100 euro in contanti per eseguire l’interruzione volontaria di gravidanza alla figlia. Alle rimostranze dell’uomo, il medico avrebbe detto che se non pagava, l’intervento non sarebbe stato compiuto prima del novantesimo giorno di gravidanza. Dalle indagini e dalle testimonianze è emerso che le pazienti si rivolgevano al dottor B perché era risaputo che fosse lui il medico che si occupava di eseguire gli aborti volontari a Cerignola. Dalle intercettazioni si evince che dava ai colleghi la disponibilità ad intervenire celermente, anche il giorno successivo alla telefonata, sempre che si pagasse la somma richiesta. «Se tu vuoi – si sente in una telefonata – io la posso fare pure domani mattina». Da un’altra intercettazione nelle mani degli investigatori, si intuisce che il sistema andava avanti da anni: «…io faccio 500 interruzioni all’anno… da 25 anni… 500 all’anno… hai capito…». Una vicenda penosa. Alla fine, c’è chi è medico obiettore di coscienza (e viene persino “fucilato” per la sua scelta) e chi invece è medico senza coscienza. Che spezza una vita umana facendosi pagare da una madre che di per sé già vive un dramma.

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