Parte in salita il semestre italiano, nonostante le rassicurazioni di Padoan

8 Lug 2014 16:14 - di Silvano Moffa

Non decolla il negoziato sull’uso flessibile del patto di stabilità. La prima seduta pubblica dell’Ecofin a guida italiana non ha riservato alcuna novità. La riunione presieduta dal ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, si è conclusa in meno di un’ora, lasciando invariate le posizioni. Con il governo italiano che ha ribadito la necessità di uno sforzo comune per sostenere apertamente ed “esplicitamente” le riforme strutturali che favoriscono la crescita economica e il ministro tedesco delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, pronto a sottolineare che ” le riforme strutturali non devono essere una scusa o un’alternativa per non fare il consolidamento fiscale”. Un intervento, quest’ultimo, che conferma la frenata tedesca rispetto alle posizioni illustrate da Padoan. E mette in evidenza, ove ce ne fosse ancora bisogno, la diversità di vedute sul tema flessibilità/regole. Al di là dei buoni rapporti  Renzi- Merkel di cui mena vanto il premier italiano, la Germania non appare affatto intenzionata ad assecondarne le richieste. In verità,  i ministri intervenuti nel dibattito hanno preferito soffermarsi sui principi generali, senza scendere nel dettaglio. Trattandosi della prima seduta Ecofin del semestre italiano, si è preferito non inasprire  il confronto. Una cortesia diplomatica che certo non aiuta a nascondere le distanze tra l’asse del Nord europeo (Germania, Norvegia e Finlandia) e i Paesi come l’Italia, la Francia e la Spagna che hanno bisogno di allentare la morsa del rigore per far respirare le rispettive economie. E’ “indispensabile rafforzare gli incentivi per implementare le riforme” e per fare questo si possono “utilizzare gli spazi che ci sono nel Patto di stabilità e di crescita, non cambiando le regole, ma applicandole al meglio, con lungimiranza e in coerenza con tutti gli accordi presi nell’Ue negli ultimi anni”, ha cercato di spiegare il ministro Padoan. Un ragionamento, quello dell’inquilino di via XX Settembre, che non ha fatto breccia nel cuore di Schaeuble, a dispetto della stima che corre tra i due. L’impressione che si ricava dalla riunione dell’Ecofin  è, in definitiva, quella  di un semestre italiano che parte in salita. Per Renzi non sarà una passeggiata. Segnali in tal senso non sono mancati nei giorni scorsi. Il battibecco a Strasburgo tra Matteo Renzi e Manfred Weber, capogruppo della Ppe e assai vicino alla Markel, e poi quello a distanza con il presidente della Bundesbank Jens Weidmann, non lasciavano presagire nulla di buono. La verità è che i buoni rapporti contano poco quando gli interessi in gioco sono contrastanti. Nè valgono le alzate di testa contro l’imperante burocrazia tecnocratica di Bruxelles e le logiche asfissianti dei banchieri tedeschi se, poi, alle parole non seguono i fatti. Insomma, tra il dire e il fare c’è sempre di mezzo…la Merkel.

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