Israele riprende i raid su Gaza: «Colpa di Hamas che non ha accettato il cessate il fuoco»
È ripresa l’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza. A poche ore dall’annunciato cessate il fuoco unilaterale, proclamato accogliendo la proposta egiziana per la tregua, il premier Benyamin Netanyahu ha dato ordine alle forze armate di «agire con forza contro obiettivi terroristici a Gaza».
L’annuncio della marcia indietro è stato dato dalla tv di Stato, aggiungendo che Netanyahu preferisce ancora «una soluzione diplomatica». «Ma di fronte al lancio verso Israele di 40 razzi in poche ore non ha potuto attendere oltre», ha affermato una commentatrice della emittente, che riferiva il pensiero di un’alta fonte governativa. Hamas non aveva accettato la proposta, perché «se il contenuto è quel che sembra – aveva spiegato nella notte – si tratterebbe di una resa e noi la rigettiamo senza appello». «La nostra battaglia contro il nemico si intensificherà», avevano aggiunto in un comunicato le Brigate Ezzedin al-Qassam, il braccio armato del movimento. Così, già dalle prime ore della mattina, stando alle fonti israeliane, da Gaza era ripreso il lancio di razzi e Netanyahu, contestualmente all’annuncio del cessate il fuoco, aveva avvertito che vi sarebbe stato un «inasprimento delle operazioni», nel caso in cui non si fosse fermata anche l’offensiva di Hamas. «Abbiamo accolto la proposta egiziana per creare una opportunità al fine di rimuovere dalla Striscia di Gaza tutti i missili, i razzi e i tunnel, il tutto per via politica», aveva detto Netanyahu, spiegando che «il nostro fine era e resta quello di garantire la tranquillità agli abitanti israeliani».
Il premier israeliano, però, oltre che con i razzi, se l’è dovuta vedere anche con le spaccature interne al governo. Più d’un esponente di spicco dell’esecutivo di Tel Aviv, infatti, non condivide affatto la sua volontà di trovare una «soluzione diplomatica» al conflitto, che – secondo le ultime stime – ha già provocato 194 morti e 1400 feriti tra i palestinesi. «Israele vada fino in fondo. Dobbiamo mettere termine alla operazione quando Tzahal (le forze armate israeliane, ndr) avrà controllato la striscia di Gaza», ha detto il ministro degli Esteri Avigdor Lieberman, alla ripresa delle operazioni, che in una sola ora hanno visto l’aviazione israeliana colpire non solo obiettivi militari, come 11 lanciarazzi e 2 tunnel, ma anche quattro palazzi. Lieberman, insieme al titolare dell’Economia Naftali Bennet, si era espresso da subito contro il cessate il fuoco unilaterale, che quindi era passato a maggioranza e non all’unanimità all’interno Consiglio di difesa del governo. È in questo contesto, dunque, che il presidente dell’Anp, Abu Mazen, si prepara a volare al Cairo per incontrare il capo di Stato egiziano, Abdel Fattah al-Sisi, in un tentativo estremo di arrivare a una tregua, esaminando «gli ultimi sviluppi della situazione a Gaza alla luce dell’iniziativa egiziana per un cessate il fuoco».