In manette tre anarchici per l’assalto al cantiere Tav: fra le accuse ipotizzate anche il terrorismo
La polizia di Milano e Torino ha eseguito tre ordinanze di custodia cautelare, firmate dai pubblici ministeri Andrea Padalino e Antonio Rinaudo, per tre persone ritenute appartenenti all’ultrasinistra, in particolare all’area anarchica. Si tratta di giovani tra i 24 e i 26 anni ritenuti a vario titolo responsabili per i fatti commessi contro le forze dell’ordine durante l’assalto al cantiere Tav di Chiomonte tra il 13 e il 14 maggio 2013. Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Torino, sono state eseguite dalla Digos di Milano e Torino. Fra le accuse ipotizzate c’è pure il possesso di armi da guerra. Il reato sarebbe legato all’uso di bottiglie molotov. I tre estremisti di sinistra, appartenenti a un gruppo anarco-insurrezionalista, sono stati arrestati due a Milano e uno a Lecce. Fra le altre accuse, figurano a vario titolo anche reati contro la persona, le violenze contro le forze dell’ordine e contro il patrimonio, i danneggiamenti al cantiere. I tre sono indagati a piede libero anche per il reato di terrorismo.
Nel frattempo la Corte di Appello di Genova ha confermato la condanna inflitta in primo grado nei confronti di
Alfredo Cospito e Nicola Gai, i due anarchici imputati per l’attentato a Roberto Adinolfi, all’epoca di Ansaldo Nucleare, compiuto il 7 maggio 2012. Cospito era stato condannato a 10 anni e otto mesi, Gai a 9 anni e 4 mesi. I giudici hanno riconosciuto la sussistenza delle finalità terroristiche dell’attentato. La sentenza della Corte di Assise d’Appello, presieduta da Maria Rosaria D’Angelo, ha rispecchiato la richiesta dei procuratori generali Antonio Lucisano e Pio Macchiavello. Secondo la pubblica accusa, si è trattato di «un attentato per finalità terroristiche o di eversione». I due imputati oggi non erano presenti in aula come nelle scorse udienze. Sono attualmente detenuti nel carcere di Ferrara. I due difensori, Gian Mario Ramondini di Torino (Gai) e Flavio Rossi Albertini di Roma (Cospito), nella scorsa udienza avevano chiesto la derubricazione del reato in lesioni personali aggravate. «Leggeremo le motivazioni – hanno detto all’uscita dall’aula – e valuteremo se ricorrere in Cassazione».