Galan senza pace: la Guardia di Finanza sequestra la sua cartella clinica
E ora il caso Galan si trasferisce da Montecitorio all’ospedale di Este, nel Padovano, dove – su ordine della Procura di Venezia – la Guardia di Finanza ha disposto il sequestro della cartella clinica del deputato forzista ora detenuto nel carcere di Opera. Come si ricorderà, Galan si trovava ricoverato presso quella struttura sanitaria a seguito di una caduta che gli aveva provocato la doppia fattura di tibia e perone. I medici dell’ospedale – anche alla luce di un quadro clinico più critico – avevano fatto una prognosi di 45 giorni salvo poi dimetterlo dopo 12 giorni di ricovero e proprio mentre la Camera ne autorizzava l’arresto. Sul punto la procura vuole vederci chiaro e capire in sostanza come sia giustificabile questa evidente discrepanza temporale.
A fugare ogni dubbio provvede Enrico angoletto, direttore sanitario del nosocomio. “Il paziente – spiega – è stato dimesso quando si è avuta conferma che il quadro degli esami e quello clinico si erano stabilizzati, e poteva andare a domicilio”. La sua interpretazione del sequestro della catena clinica di Galan è molto semplice: “Credo serva soprattutto per i medici della struttura carceraria che ora lo hanno in cura”. Agnoletto chiarisce anche il punto dirimente delle dimissioni “anticipate” rispetto al quadro clinico emerso al momento del ricovero ad Este. A suo giudizio, “si è equivocato su quella che era la prognosi di 45 giorni, stilata dall’ospedale di Padova per il consolidamento della frattura alla gamba, e quella che invece è stata la degenza da noi. Le dimissioni di Galan sono avvenute in modo identico a tutti gli altri pazienti”.
Sulla vicenda è intervenuto il procuratore aggiunto di Venezia Carlo Nordio, intervistato da Radio Radicale. Dopo aver ricordato che la Camera ha dibattuto a lungo se rinviare la decisione alla luce delle precarie condizioni di Galan, il magistrato ha definito”singolare” il fatto “che mentre si svolgeva il dibattito alla Camera sul rinvio, era già stata firmata dalla direzione sanitaria dell’ospedale dove l’onorevole era ricoverato una lettera di dimissioni che è stata poi acquisita agli atti e dalla quale emerge una patologia perfettamente compatibile con un trasporto in Parlamento per difendersi”. A giudizio di Nordio si tratta di “una vicenda abbastanza paradossale perché si è discusso sul nulla”.