Farmaci a bersaglio molecolare, un’arma efficace contro i tumori del sangue. Una ricerca dell’Istituto Italiano Tumori

18 Lug 2014 18:32 - di Redazione

Quando ci sono è bene dare spazio alle buone notizie. E questa lo è senz’altro. Negli ultimi 11 anni e’ cresciuta in tutta Europa la sopravvivenza ai tumori del sangue, anche grazie ai nuovi farmaci a bersaglio molecolare. Lo affermano i risultati di uno studio tutto italiano  condotto dai ricercatori dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e dell’Istituto Superiore di Sanità di Roma, pubblicati sulla rivista scientifica «The Lancet Oncology». Lo studio ha dimostrato che in Europa la sopravvivenza per i principali tumori ematologici è aumentata nel corso degli ultimi 11 anni dal 10 al 20%, a seconda del tipo di neoplasia. Sono stati analizzati, dai ricercatori, i dati di 30 registri di tumori in 20 paesi europei, confrontando la sopravvivenza dopo 5 anni dalla diagnosi di 560.400 pazienti di età superiore ai 15 anni con tumore del sangue diagnosticato tra il 1997 e il 2008, seguiti fino alla fine del 2008. «Dal 1997 al 2008 gli incrementi maggiori della sopravvivenza si sono avuti in particolare per i linfomi di tipo diffuso (si è passati dal 42% nel 1997 al 55% nel 2008), follicolare (da 59% a 74%), per la leucemia mieloide cronica (da 32% a 54%) e per la leucemia promielocitica acuta (da 50% a 62%). Aumenta anche la sopravvivenza per il linfoma di Hodgkin (da 75% a 79%), per la leucemia linfatica cronica (da 66% a 69%), il mieloma multiplo (da 30% a 40%), e la leucemia linfatica acuta (da 30% a 41%)», si legge nello studio appena pubblicato. Tuttavia, nonostante il miglioramento generalizzato, persistono notevoli differenze fra le aree geografiche esaminate, soprattutto tra le Regioni dell’Europa dell’Est rispetto alle altre. «Nel nostro Paese – spiega Milena Sant, Direttore di Struttura Complessa Epidemiologia Analitica e Impatto Sanitario dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano – la sopravvivenza dei pazienti affetti da tumore ematologico diagnosticato nel periodo di studio è soddisfacente rispetto agli altri paesi. Ad esempio, la sopravvivenza a 5 anni per linfoma di tipo diffuso, la forma più frequente di linfoma non-Hodgkin, aumenta dal 42% al 55%, in media con l’Europa, mentre per la leucemia mieloide cronica la sopravvivenza in Italia è superiore alla media europea passando dal 39% registrato nel 1997 al 59% nel 2008». Insomma, ce ne è abbastanza per essere ottimisti. E per sperare di riuscire un giorno a debellare, anche e soprattutto grazie alla ricerca scientifica, queste malattie.

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