Ecco l’antifemminismo via web: un selfie per dire che i maschi non vanno criminalizzati
L’antifemminismo viaggia sui social. E come tutti i fenomeni “dal basso” appare dirompente ma difficilmente misurabile per qualità e quantità. Negli Usa va forte in queste ore l’hashtag #womenagainstfeminism, donne contro il femminismo. Giovani ragazze si danno al selfie autodeterminante, declamando i nuovi slogan del credo antifemminista: “non mi serve il femminismo perché mette le donne contro gli uomini” oppure “non mi serve il femminismo perché se un uomo mi fa un complimento non lo considero un insulto” o ancora “non mi sento vittima”.
Molti cartelli dei selfie postati su twitter difendono gli uomini che fanno complimenti alle donne: non sono “maiali misogini”, ma gentiluomini. No alla criminalizzazione degli uomini, dunque. Ma non solo: credo che il genere non deve essere usato come scusa, credo nella mia forza di volontà, credo che le cose me le devo conquistare da sola… In pratica queste signore e signorine sedotte dal verbo antifemminista sono anche un po’ influenzate dalla mentalità americana del “farsi da sole”, sono delle perfette Robinson Crusoe in gonnella. Ma soprattutto soffrono lo schematismo del femminismo volgarizzato e diventato pensiero unico globale. Alcune di loro – come si può vedere sulla pagina Fb che per ora conta oltre 13.800 “like” – considerano però quella femminista una cultura “tossica” perché demonizza il genere maschile. C’è una mamma che scrive su un cartello: se guardo ai miei tre ragazzi non vedo in loro tre oppressori maschi. Giusto. Sotto sotto serpeggia quella voglia di complementarietà che venne spazzata via dall’ansia di egualitarismo tra i sessi. Che se ne discuta liberamente.
Senza perdere di vista tuttavia un fattore importante: da tempo il femminismo ha poco o nulla da dire alle donne. Anche le sacrosante battaglie contro il femminicidio non sono opera di gruppi femminili organizzati ma di una sensibilità collettiva che tende a proteggere gli esseri inermi e svantaggiati. In pratica è un aspetto della più generale avversione alla violenza. Infine, almeno in Italia, da anni si discute semmai dell’assenza di virilità nella società femminilizzata piuttosto che del maschio oppressore e molte femministe hanno ripudiato la battaglia sulle quote. Dovrebbe tuttavia essere pacifico che i selfie contro il femminismo arrabbiato non serviranno a combattere le discriminazioni che esistono a danno delle donne soprattutto nel mondo del lavoro e che sono ingiuste e pericolose perché impediscono alle lavoratrici di essere felici e pienamente appagate, ma anche di essere buone madri e compagne o mogli amorevoli. È bello, certo, avere uomini galanti che ti inviano mazzi di fiori o ti cedono il passo o ti fanno il baciamano ma è bello anche avere il loro stesso stipendio a parità di mansioni. Don’t forget it…