Don Patriciello contro il governo: «La Terra dei Fuochi dimenticata, ma qui continuiamo a celebrare funerali»

24 Lug 2014 19:32 - di Redazione

Il via libera del governo era arrivato a gennaio. A sei mesi di distanza, però, dell’esercito nella Terra dei Fuochi non s’è vista traccia, o quasi. La denuncia arriva dal parroco di Caivano, don Maurizio Patriciello, il sacerdote che con il suo impegno ha acceso i riflettori sul dramma dei roghi tossici in Campania.

«I roghi continuano, il problema non è stato affrontato dal punto di vista dei rifiuti industriali. Dovevano arrivare 850 militari, sono giunti cento e io, a Caivano, nel cuore della Terra dei Fuochi non ne ho visto nemmeno uno né tantomeno una camionetta», ha spiegato il sacerdote, che ha fatto salvo il ruolo del vice prefetto Donato Cafagna, commissario anti-roghi, evidenziando piuttosto l’assenza di interventi incisivi. Dunque, un atto d’accusa nei confronti del governo Renzi, che non ha raccolto il testimone di quanto era stato stabilito dall’esecutivo precedente e votato a larghissima maggioranza dal Parlamento. E dire che Matteo Renzi, nel novembre del 2013, quindi molto prima di approdare a Palazzo Chigi, tra l’altro, sosteneva con forza proprio l’impiego dell’esercito per ristabilire la legalità in questo pezzo d’Italia tra Napoli e Caserta. Di più: a inizio di questo mese, il premier, in risposta a una lettera aperta che conteneva le testimonianze di chi vive e muore in quella terra, che gli era stata inviata su iniziativa di don Patriciello, aveva contattato il parroco parlando di un suo prossimo ritorno nella Terra dei Fuochi «per prendere visione di persona della situazione della zona». A oltre due settimane di distanza, però, don Patriciello è dovuto tornare a sollecitare un intervento del premier, chiarendo che «proprio oggi abbiamo celebrato il funerale di una ragazza di 25 anni morta per leucemia, l’altro giorno è toccato a un uomo di appena 46 anni». «Ormai non si vedono più manifesti funebri di persone anziane», ha aggiunto il parroco, sottolineando che «di fronte a questo dramma non vedo una risposta univoca, un’intelligenza d’azione, mentre continuano piccole risposte».

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