Disco verde dei senatori Pd alle riforme. Ma i dissidenti non si presentano e preparano la battaglia

15 Lug 2014 13:03 - di Redazione

L’inizio era stato persino solenne, come si conviene a tutte le riunioni in cui vanno prese decisioni toste, con l’apertura da parte del capogruppo Zanda a rispettare le posizioni di tutti, comprese quelle dei dissidenti, ma anche un invito a questi ultimi a non affermare che la maggioranza ha scelto sulle riforme costituzionali una “linea antidemocratica”. Alla fine, però, la tanto attesa assemblea dei senatori del Pd non ha sciolto il nodo dell’effettiva volontà dei dissidenti rispetto al cammino delle riforme annunciato da Renzi. Il testo licenziato dalla commissione Affari Costituzionali è stato sì approvato con 86 sì e un solo astenuto ma va aggiunto che, tra i recalcitranti, in Assemblea si è presentato il solo Massimo Mucchetti, che  si è astenuto. È evidente che ci si trova in una fase tattica della delicata partita in corso nel Pd e non stupisce, quindi, che la mancata partecipazione dei dissidenti si presti quanto meno ad una doppia lettura. Per Zanda, “è un esplicito gesto di apertura, in vista dei possibili cambiamenti del testo in Aula”. Come lui la pensa il suo vice Tonini che definisce il voto dell’assemblea “un esito positivo perché anche i colleghi che non erano d’accordo hanno mostrato una disponibilità in vista della fase emendamentiva in Aula”. Un’interpretazione che sembra confermata da una senatrice dissidente, Erica D’Adda: “Perché votare su un testo della Commissione che verrà superato? “.

Nessuno lo ha affermato esplicitamente, ma il nervosismo tra i Pd serpeggia sottotraccia. Solo un “mostro sacro” del calibro di Sergio Zavoli può in questa fase permettersi il linguaggio della franchezza in un’intervista al Fatto Quotidiano: “Stiamo approvando una riforma spaventosa, ma siamo sotto ricatto. Se casca questo governo è la barbarie, il disordine politico”. Sebbene ammantato di disciplina di partito, quello dell’ex-presidente della Vigilanza Rai è quasi un grido di dolore, anzi una richiesta d’aiuto. “Chiesi a Cuperlo di darsi da fare. Mi sembra scomparso dalla circolazione. Cos’è il Pd adesso? Non oso immaginarlo”. Comunque sia, voterà anche lui per la fine del Senato: “Vivo questo periodo con qualche angoscia”, ha spiegato. Non è il solo nel Pd.

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