Crollano le pensioni di anzianità. È l’effetto della riforma Fornero. Per 5 milioni assegno di 702 euro

8 Lug 2014 12:49 - di Alberto Fraglia

Crollano le pensioni di anzianità liquidate nel 2013.  In sei anni gli effetti combinati delle riforme e della crisi economica hanno determinato una flessione di 332 mila pensioni erogate dalla gestione privata (157 mila nell’ultimo anno) ed incrementato i volumi delle prestazioni assistenziali e gli interventi per il sostegno al reddito. Nello scorso anno, 5 milioni di pensionati Inps , su una platea di 14,3 milioni, hanno percepito una rendita media di 702 euro mensili ed altri 1,2 milioni di soli 294 euro. Complessivamente le donne continuano a riceve un assegno pensionistico mediamente inferiore agli uomini. A fronte di una pensione di anzianità di 3.212 euro di un uomo, quella di una donna è di 2.178. Per le pensioni di vecchiaia la forbice è ancora più larga: 3.253 contro 1.667.  E’ quanto emerge dalla relazione annuale dell’istituto  presentata alla Camera dal commissario straordinario, Vittorio Conti.  Quanto ai titolari delle nuove pensioni di anzianità/anticipate l’età media, alla decorrenza, è di 59,3 anni e l’anzianità contributiva è pari in media a 39,7 anni. I titolari delle nuove pensioni hanno invece un’età media, alla decorrenza, di 63,8 anni con una anzianità contributiva pari in media a 25,1 anni. Al contrario, per i lavoratori autonomi si registrano incrementi del 23,7% per le pensioni di anzianità/anticipate e del 12,1 %  per le pensioni di vecchiaia dovuti “ad un effetto di trascinamento della disciplina antecedente la riforma Monti-Fornero, con uno sblocco della finestra mobile al termine dell’attesa di 18 mesi dalla data di maturazione dei requisiti soggettivi. In ogni caso – sottolinea il rapporto Inps – va tenuto conto che l’effetto dell’ultima riforma è mitigato in linea generale dalla quota di pensionamento in deroga con decorrenza 2013, incluse le uscite in favore delle diverse categorie di lavoratori esodati di volta in volta individuate”. I dati, in sostanza, confermano lo stato di sofferenza sociale del Paese . Per alcune categorie di lavoratori l’ assegno pensionistico è davvero misero. E’ il caso degli oltre 800 mila coltivatori diretti con pensioni non superiori  a 480 euro al mese. “Sono persone – afferma la Coldiretti – che stanno vivendo un periodo estremamente  difficile ma che, nonostante questo, sono anche impegnate nel presidio territoriale nelle aree rurali dove sono spesso il motore di iniziative ed esperienze culturali di solidarietà”. Quanto al bilancio di gestione, i conti dell’Inps presentano ancora il segno rosso. Il disavanzo del 2013 è di 9,8 milioni “da ascrivere in larga parte alla gestione dei dipendenti pubblici (ex Inpdap)”. Netto il calo del valore patrimoniale che passa da 21,9 miliardi del 2012 ai 7,5 del 2013.  Un valore che dovrebbe risalire a quota 29,2 miliardi il prossimo anno per effetto della legge che ha neutralizzato gli oltre 20 miliardi di anticipazioni di bilancio concesse all’Inpdap. Oggi l’Inps conta 32 mila dipendenti (l’1% del totale delle Pubblica Amministrazione) e gestisce la metà della spesa pubblica dello Stato: le attività dell’Ente interessano oltre 40 milioni di utenti, il 71,2% dei residenti in Italia, con un flusso finanziario di 803,5 miliardi di euro. Cifre enormi che richiederebbero una riforma della governance che superi l’attuale sistema monocratico e introduca elementi di trasparenza e criteri di solidarietà in grado di abbattere le numerose sperequazioni esistenti.

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