Crisi e dintorni: per il giorno più bello l’abito da sposa lo offre in prestito la Caritas

16 Lug 2014 17:25 - di Bianca Conte

Nella Babele della crisi. Nella stagione del riciclo e dell’eco-sostenibile. Negli anni del revival modaiolo. Del riuso intelligente e del ritorno in auge del baratto come antidoti ante-litteram alla recessione, da rispolverare dalle teche dei ricordi e dalla naftalina di abitudini cadute in disuso. Tra caravanserragli multietnici e mercatini dell’usato garantito, anche i fiori d’arancio si adattano al clima di ristrettezze, inducendo i futuri coniugi a fare i conti con la crisi economica, sforbiciando – tra bomboniere e addobbi floreali, e dopo i bouquet di stoffa equo e solidali e le liste di nozze con donazioni ad associazioni umanitarie in luogo di servizi di piatti e di bicchieri – la lista delle priorità celebrative. Del resto, si sa, convolare a nozze ha i suoi costi (e le sue esigenze). Costi che, oggi come oggi, specie nel Sud più ossequioso nei confronti degli obblighi della tradizione (e del folclore), hanno raggiunto cifre esorbitanti da record.

Così, come spesso accade in questi anni di crisi, torna a tendere una mano la Caritas che, non a caso, avendo redatto proprio in questi giorni il report sui “nuovi poveri” – registrati in drammatico aumento esponenziale – ha decisamente il polso della situazione, tanto da scegliere di intervenire fattivamente. E allora a Potenza l’organismo della Cei che si occupa di assistenza ai più disagiati della parrocchia di Sant’Anna ha deciso di mettere a disposizione delle future mogli un dono ricevuto da una nota boutique della città: ovvero una trentina di nuovissimi abiti bianchi che tutte possono noleggiare gratuitamente per il giorno del fatidico sì.

Il sistema è semplice e discreto. Basta comporre il numero telefonico della parrocchia, prendere un appuntamento e scegliere il vestito della misura adatta. E se non è perfetto, ecco a disposizione una sarta che, armata di ago e filo, lo farà calzare come un guanto.

E dopo il matrimonio? Si lava, si riporta in parrocchia, pronto ad essere messo a disposizione della prossima marcia nuziale: con buona pace di collezionismo glamour, consumismo sfrenato ed eccentrici particolarismi. Un invito al ritorno all’essenziale del rito e, al tempo stesso, un’esortazione a venire a più miti – ed economiche – pretese. L’iniziativa, ci tengono infatti a precisare i volontari della Caritas, non è nata solo per far fronte alla povertà e alla crisi che, stringendo i cordoni della borsa, si abbatte sui giovani e sui loro sogni per il futuro: «È prima di tutto una lezione, un messaggio che vuole portare a tutti i valori della sobrietà e del risparmio». E, perché no? Del “ri-uso” ecumenicamente condiviso e del riciclo solidaristico anti-inflazione.

 

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