Bitcoin, il Pg di Roma avverte: rischi di riciclaggio e terrorismo dalla moneta virtuale

9 Lug 2014 17:47 - di Redazione

L’allarme lo aveva lanciato, appena 5 giorni fa, l’Ebe, l’Autorità bancaria europea. Ora anche il procuratore generale di Roma, Luigi Ciampoli, avverte: Il bitcoin? «Non offre chiarezza nella tracciabilità e può essere strumento per riciclaggio di denaro, finanziamento del terrorismo e delle mafie e per traffici illeciti».
Per Ciampoli la moneta virtuale utilizzata per transazioni online è fonte di grandi rischi: può essere utilizzato come strumento per ripulire il denaro sporco o per finanziare in maniera occulta varie forme di criminalità, terrorismo internazionale compreso. Per questo l’alto magistrato auspica interventi normativi che diano certezza di tracciabilità e chiarezza di identificazione di tutte le persone coinvolte in operazioni di trasferimento di bitcoin. «Già sette mesi fa – dice il procuratore generale – in occasione della inaugurazione dell’anno giudiziario 2014, avevo segnalato il fenomeno bitcoin rappresentandone i rischi, che continuano a persistere. Il sistema ha sicuramente un suo fascino, che riceve dalla facilità di cambio e dalla generale semplicità di tutte le operazioni il migliore consenso. Ma a mio avviso è proprio la immediata diffusione del fenomeno ad impensierire. La generale indeterminatezza e la generica individuazione di sicuri punti o valori di riferimento economico e commerciale suggeriscono, infatti, adeguata prudenza e specifica normativa».
Il fenomeno bitcoin, ricorda il Pg, nasce intorno al 2008 in concomitanza con il manifestarsi della crisi economica che ha interessato molti Paesi e con l’obiettivo di proporre un sistema economico finanziario alternativo alle banche. «Se dunque – evidenzia Ciampoli – ciò lascia presupporre una conflittualità con le banche, utile eventualmente sotto il profilo di una concorrenza, tutto questo purtroppo avviene negando la trasparenza e la chiarezza di identificazione e riferimento».
In particolare, segnala il Pg, «il sistema meccanicistico di valutazione e di incremento dei vari conti su cui si fonda il sistema bitcoin non offre ampia chiarezza nella tracciabilità dei percorsi sia nella identificazione dei soggetti, sia nelle conseguenti ulteriori operazioni, e si offre come mezzo per riciclaggio di danaro, finanziamento del terrorismo e delle varie mafie, traffici illeciti». Inoltre, «le disposizioni di sicurezza previste in caso di trasferimento di bitcoin non possono realmente offrire quelle garanzie di certezza e trasparenza che invece sono richieste reiteratamente dagli organismi internazionali». Più nel dettaglio, spiega ancora il pg Ciampoli, «la registrazione, in caso di trasferimento di bitcoin, da parte di tutti gli utenti, della firma digitale del nuovo proprietario, identificato da un codice numerico, non garantisce come ciascun utente possa individuare l’identità reale e non invece solo un mero numero riconducibile alle più svariate ipotesi». E’ per questo che il Pg chiede la scrittura di norme «precise e rigorose» in grado di contrastare una criminalità «quasi sempre più attenta e veloce del legislatore a sfruttare ogni smagliatura o carenza del sistema. In definitiva – conclude Ciampoli – quello dei bitcoin è un sistema che potrebbe anche comportare per la collettività «nuove interessanti prospettive, la cui legittimità però sembra sollecitare adeguati interventi normativi che mettano al riparo gli operatori da forme di incertezza e scarsa visibilità, che troppo spesso non sono solo fenomeni di scarsa attenzione o trascuratezza, ma di sapiente orchestrazione criminale».

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