Allarme dei costruttori: la casa è diventato il bancomat del governo. Meglio chiudere che andare avanti così

22 Lug 2014 18:04 - di Gabriele Farro

«Siamo in una situazione così difficile e drammatica che viene spontaneo chiedersi se non sia il caso di chiudere le nostre imprese con il minor danno possibile per i nostri dipendenti». È con questa provocazione che il presidente l’Ance Paolo Buzzetti lancia l’ennesimo allarme sulla situazione dell’edilizia, che continua a pagare molto caro il prezzo della crisi, con chiusure di aziende e fatturati in calo. Dal 2008, secondo i dati ribaditi durante l’assemblea annuale l’associazione dei costruttori, sono stati persi 58 miliardi di fatturato, 70mila imprese hanno chiuso o stanno chiudendo, sono stati sottratti alle imprese 116 miliardi di credito, gli investimenti in costruzioni si sono dimezzati (-47%) e le risorse per le infrastrutture sono state tagliate del 66%, mentre le spese correnti sono cresciute di 12 miliardi. E come se non bastasse, le tasse si sono abbattute come un macigno sulla casa, facendone «il bancomat del Paese»: il gettito è passato dai 9 miliardi di Ici nel 2011 ai 25 miliardi di quest’anno per effetto di Imu più Tasi, con un incremento del +200%. Ora però «non c’è più tempo, siamo arrivati alla fine dei tempi supplementari: non si può più attendere un minuto di più perché le aziende non ce la fanno più», avverte Buzzetti, che chiede di mettere l’edilizia al centro della ripresa e propone «un patto forte tra Governo e filiera delle costruzioni». Nello specifico, secondo l’Ance, servono più risorse sulle opere medio piccole; gare trasparenti con il coinvolgimento di tutta la filiera nell’ambito del Piano per la messa in sicurezza delle scuole; portare avanti il piano per il dissesto idrogeologico. Il tutto sotteso dall’impegno contro la corruzione: «Vogliamo essere contro questa piaga ma serve una lotta comune imprenditori-autorità», chiede Buzzetti, ricordando il nuovo Codice etico che l’associazione si è data per «dare il segno della disponibilità a definire criteri di comportamento stringenti».

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