Vendola senza pace. La diaspora verso il Pd di Renzi è inarrestabile.

21 Giu 2014 19:29 - di Redazione

Ormai nel partito di Vendola è uno stillicidio continuo. Quotidiano. Dopo il bye bye di Migliore, Fava, Di Salvo e Piazzoni adesso tocca ad Alessandro Zan annunciare il suo prossimo addio. «La decisione ormai è matura» ha detto Zan. «Ho chiesto per domani la convocazione di un’assemblea provinciale per parlare col territorio e lunedì ci sarà la riunione del gruppo parlamentare per le decisioni definitive». E già si parla di un’altra decina di fuoriusciti che potrebbero annunciare le loro dimissioni dal partito durante la riunione del gruppo prevista per lunedì. Proprio Alessandro Zan spiega che: «La situazione politica dentro Sel impedisce l’agibilità politica per stare nel partito. Quando Vendola dice che non si puo’ sequestrare la linea politica del partito non dà più la possibilità di valutare nel merito le misure del governo». La rottura, anche secondo questo prossimo fuoriuscito, si è aperta già durante il congresso, quando Sel ha deciso di cambiare la sua linea iniziale e non supportare il Partito Socialista europeo. Decisione che ha consentito all’ala filogovernativa di rompere gli indugi e andare a posizionarsi sotto l’ala protettrice di Renzi e del Pd. Tanto è vero che il neo presidente Orfini è proprio oggi entrato a gamba tesa nel dibattito tra lealisti vendoliani e transfughi  accusando proprio Vendola di aver commesso l’errore alla base della scissione. E cioè la mancata adesione al Pse. Insomma un bel clima. Con il buon Nichi e i suoi fedelissimi arroccati a difesa del partito o, meglio, di quanto rimasto e i fuoriusciti che cercano di moltiplicare il dissenso e perciò le adesioni per presentarsi alla corte del nuovo capo Matteo Renzi con una dote cospicua di parlamentari. Anche per rinsanguare quell’ala sinistra del Pd che dopo l’emorragia seguita alla cura fiorentina ha bisogno di ritrovare uomini e motivazioni. Una cosa che non dispiacerebbe affatto a Renzi, che descrivono desideroso di avere una sinistra interna capace dialogare con i malpancisti e di essere catalizzante per l’ala sindacale e operaista del partito.

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