Tempi duri per i neomedici: a migliaia rimangono fuori dalle specializzazioni
Cattive notizie per i giovani medici: «Negli ultimi cinque anni è arrivato al numero di 6.637, pari al diciassette per cento dei neolaureati in Medicina, il piccolo esercito di giovani medici rimasti fuori dalle Scuole di Specializzazione e dal Corso di Formazione in Medicina generale, che sono requisiti indispensabili per accedere all’ottanta per cento dei posti di lavoro». È quanto emerso a Bari dal Convegno “Formazione e accesso al Lavoro: innovare per garantire il futuro della Professione medica”, che ha visto la partecipazione di oltre quattrocento giovani medici provenienti da tutta Italia, di trentacinque delegazioni delle Federazioni europee dei medici, dei 106 presidenti che compongono il consiglio nazionale della Fnomceo, del comitato centrale, di rappresentanti della politica e delle istituzioni. «Negli ultimi anni da Bari – ha sottolineato il presidente dell’Ordine dei medici di Bari, Filippo Anelli – c’è stata una emorragia verso l’estero di neolaureati: oltre il 25% dei neoiscritti è partito alla ricerca di opportunità lavorative in Gran Bretagna, Canada, Irlanda, Spagna». Per Anelli, occorre «aumentare il numero di borse di studio di specializzazione o accesso al corso di medicina generale, per evitare che ci siano laureati sospesi in un limbo». Luigi Conte, segretario Fnomceo e responsabile per la Formazione, propone di «intervenire sui tempi di studio che devono essere abbreviati, e migliorare la metodologia, rivedendo gli obiettivi che in alcuni casi sono antiquati. Occorre insistere – ha detto – su nuove competenze come i “non tecnica skills” perché un medico deve imparare, per esempio, a comunicare adeguatamente con i pazienti. Dobbiamo dare spazio agli aspetti etici e deontologici, rispetto alla tradizionale impostazione di tipo illuministico della medicina come cura della malattia».